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L'ultimo salto dell'altro D'Inzeo

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Erano i fratelli dell'equitazione italiana, plurimedagliati a cinque cerchi, se ne sono andati per sempre, a meno di 3 mesi di distanza. Ieri è scomparso il romano Piero D'Inzeo, aveva 90 anni, era il maggiore e tuttavia meno decorato, con 2 argenti e 4 bronzi olimpici, contro l'oro, due argenti e 3 bronzi di Raimondo, scomparso il 15 novembre scorso a 88 anni e omaggiato al funerale dal fratello più anziano; anche per Piero il Coni apre la camera ardente, al Foro Italico. Parteciparono a 8 edizioni dei Giochi, un record, seguendo i consigli del padre Costante, sottufficiale dell'esercito: Piero divenne ufficiale di cavalleria e poi generale. Raimondo alle briglie era aggressivo, Piero più tecnico e nel 1946 debuttò a Piazza di Siena, concorso vinto 7 volte, altro record.
Si affacciarono assieme alle Olimpiadi di Londra '48, ressero sino a Montreal '76, a 50 anni suonati, non poterono andare a Mosca per il divieto del governo agli atleti militari. Nella prima avventura Piero cavalcava Briacone, raggiunse il podio a Melbourne '56, bronzo in sella a Uruguay e argento a squadre. Era elegante, quasi aristocratico, toccò l'apice a Roma 1960, con l'argento nella gara a ostacoli su The Rock: «Il miglior cavallo che abbia montato». Finì alle spalle proprio del Posillipo di Raimondo e quel giorno entrarono nella leggenda: per decenni furono i fratelli più popolari dello sport italiano, soppiantati negli anni '80 solo dagli Abbagnale del canottaggio. A Tokyo 1964 Piero fu bronzo a squadre, si ripetè in Messico (con Fidux) e a Monaco '72. Agli Europei si aggiudicò un oro, due argenti e un bronzo. Era affezionato agli esemplari più anziani, come Fiano, con cui aveva debuttato prima della guerra. Nell'equitazione moderna non si riconosceva: «I proprietari devono privilegiare la crescita dei cavalli, non essere agenti di commercio». Fine di un'epoca.

Tre mesi dopo Raimondo se n'è andato a 90 anni il fratello Piero, gentiluomo dell'equitazione

Speciale: 

Berardi entra ed esce subito Espulso in 48''

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Reggio Emilia. Ieri con ogni probabilità il «Predestinato» ha detto addio alle speranze di mondiali. Domenico Berardi ha qualità tali che da aprile potrebbe convincere Prandelli a farne un surrogato di Giuseppe Rossi, ma per ora siamo lontanissimi. A metà gennaio toccò il diapason della carriera, 4 gol al Milan in meno di un tempo, a 19 anni, solo Piola era stato un pokerista più precoce. Pepito si infortunava con il Livorno e automaticamente il ct pensò a Berardi, andando a seguirlo nelle (deludenti) gare successive. Intanto Di Francesco salta e con Malesani la situazione precipita. Contro il Parma la seconda panchina di fila, una bestemmia tecnica considerate le difficoltà della matricola. «Ma voi non sapete cosa accade durante la settimana, è troppo facile criticare da fuori», dice l'allenatore dei modenesi. L'erede designato di Baggio e Del Piero ha forse un atteggiamento sbagliato, di insofferenza. Come quando non si scusava con il dt azzurro Sacchi per aver saltato la convocazione agli europei under 19.
Ieri al 26'st Malesani lo inserisce e istruisce. Berardi neanche tocca il pallone e reagisce con una gomitata al calcetto di Molinaro. Tagliavento non può chiudere gli occhi, espulsione (dopo appena 48'') e niente under (21) per il codice etico. «Al Sassuolo - sostiene il mister - è stato caricato di responsabilità eccessive». Con Di Francesco autografò la tripletta alla Samp, caratterizzando anche le altre due vittorie. Malesani sbaglia a discuterlo e allora domenica entrambi potrebbero saltare il derby di Bologna: il tecnico è vicino all'esonero dopo 5 sconfitte («Perchè dovrei dimettermi?»), l'ala rischia 3 giornate. E di rimandare al 2015 lo sbarco a Torino.

Legrottaglie: «Io e Conte, diversi nel temperamento, ma uguali nella fede»Il testacoda visto da un ex speciale

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Nicola Legrottaglie compirà 38 anni a fine ottobre, è fra gli anziani del campionato dietro a Zanetti, ai portieri di riserva classe Squizzi (Chievo), Pavarini (Parma) e Castellazzi (Inter); al difensore dell'Atalanta Yepes e a Totti. Oggi guiderà la difesa del Catania contro la Juve nel classico dei testacoda: 20 punti contro i 75 dei bianconeri del capocannoniere Tevez. «Non sarà un confronto facile - racconta Legrottaglie -, perchè l'argentino è un grande campione, cercheremo di arginarlo».
Legrottaglie ha giocato nella Juve per 7 stagioni, nelle prime due c'era anche Conte, come calciatore. Agli antipodi sul piano caratteriale: «Non sono nessuno per giudicarne il comportamento. Magari siamo diversi nel temperamento, credo però che come me abbia sani principi: eravamo stati anche in camera insieme, so cos'ha dentro, quali radici, perciò lo stimo molto».
Sono accomunati anche dalla grande religiosità. «Peraltro non abbiamo mai parlato di fede, la si dimostra con i fatti. Come allenatore ebbi anche Lippi, alla Juve: sono diversi, Conte ha questa grande carica, merita i complimenti per quanto sta facendo».
I rossoazzurri si sono preparati nel ritiro di Ragusa, oggi il Massimino sarà esaurito. «Abbiamo bisogno di gente positiva che ci stia vicino. Per salvarci serve un miracolo, io però ci credo. Siamo in grado di sterzare, abbiamo pareggiato a Parma, a San Siro con l'Inter. Mercoledì poi ci attende il Napoli, la Juve è più arcigna, concede meno: ci servirebbero 4 punti in 2 gare».
In un anno i siciliani sono precipitati dall'ottavo all'ultimo posto, sono vicini al ritorno in B dopo 8 stagioni. «Servono sacrificio e volontà. Dobbiamo seguire Maran: è una grande persona, non ha mai scaricato le colpe sul gruppo».

«Zingaro», «Bastardi» Le scuse non placano la rabbia dei tifosi

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La storia del calcio italiano e internazionale è zeppa di episodi di razzismo per il colore della pelle, ma il caso Livaja per la serie A è inedito. Sabato l'Atalanta perde a Bergamo con il Verona, si scontrano gli ultrà nerazzurri e le forze dell'ordine e - quando viene sostituito - l'attaccante Marko Livaja risponde alle provocazioni con manate sulle barriere in vetro che separano il campo dalla tribuna. «Mi hanno dato dello zingaro», spiega su facebook. Lì un tifoso lo invita a rimpatriate e lui sul social network merita l'espulsione: «Venite in Croazia con me, italiani bastardi». Domenica poi cancella il commento ma ormai il danno è fatto. Un altro commento lo inchioda: «Tecnicamente sei un fenomeno e forse avrai una grande carriera, ma ricorda che il pubblico ha tutto il diritto di fischiare. La maglia della Dea va sudata e rispettata, ora vattene fuori dai co… e speriamo di non vederti più con i nostri colori». «Speriamo, merde», la replica dell'ex interista, che poi ritrova la calma: «Ho perso la testa nei confronti di quei pochi che hanno pesantemente offeso mia madre, chiamandomi zingaro, con insulti ancora più gravi legati anche alla mia nazionalità. Mi auguro di non avere più queste reazioni, ma spero di essere criticato solo per le prestazioni». Anche lì si è perso, è fermo a 4 gol e il mese scorso l'allenatore Colantuono l'aveva estromesso dalla rosa, sabato era proprio alla prima da titolare dal rientro. Un anno fa diede un pugno in allenamento al compagno serbo Radovanovic, adesso al Chievo, e si scusò così: «Apro una nuova pagina della mia carriera». Ecco, magari già pensava di riservare il peggio su facebook. Sulla rete il dibattito continua, tra insulti volgari e difese discutibili.

Via al Mondiale da moviola

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Due mondiali da rivincere, per riscattare un decennio con acuti rari e i flop di calcio e basket. In Polonia comincia oggi il campionato del mondo di volley, l'Italia a fine millennio incastonò 3 ori di fila ('90 e '94 con Velasco, poi nel '98 con il brasiliano Bebeto), mentre dal 2005 (Europeo di Roma) è senza trofei. L'attuale ct Berruto è abbonato al podio, ma l'Italia dal 2002 ad oggi, fra Olimpiadi e Mondiali, ha raccolto appena l'argento di Atene '04 e il bronzo di Londra '12. «Come gli alpinisti - sostiene il tecnico-antropologo -, siamo concentrati su ogni passo, servono 13 scalate per agguantare la finale del 21 settembre, a Katowice: la Fivb ha più paesi dell'Onu».

Dal 23 toccherà alle donne, nella rassegna ospitata da 8 città italiane, per bissare l'unico successo, nel 2002 con Marco Bonitta in panchina: a livello assoluto sono poi arrivate due coppe del mondo con Barbolini.

La pallavolo deve cancellare i flop iridati del calcio (due eliminazioni al primo turno negli ultimi due mondiali) e del basket (assente in Spagna e in altre due delle ultime 6 edizioni). «Non abbiamo correlazioni con il calcio - riflette il palleggiatore Dragan Travica -, uscito con la piccola Costarica. A me non piace, come gioco e per i valori trasmessi. Restiamo nel nostro piccolo e proviamo a convincere la società globale che lo sport è qualcosa di più leale, ma è una causa persa».

Il girone di Cracovia comincia oggi alle 13, contro l'Iran, allenato dal serbo Kovac, vicecampione d'Italia con Perugia, e non più da Velasco, in competizione con l'Argentina: gli asiatici inseguono il primo podio della storia. Le altre gare degli azzurri sono alle 20,15, tutte su Raisport1: martedì c'è la Francia, giovedì il Belgio, sabato Portorico. La chiusura che varrà probabilmente il primato, è con gli Usa, trionfatori a sorpresa nella World league di Firenze e con 3 Olimpiadi e il mondiale dell'86 in bacheca. Si giocano 4 gironi da 6, con passaggio alla 2ª fase delle prime 4. E' ancora favorito il Brasile, campione in carica da tre edizioni.

Questa è la prima rassegna con la moviola in campo, gli allenatori possono richiedere due videocheck per set e, se hanno ragione, ripetere la richiesta all'infinito. Ogni incontro viene interrotto 10' dopo il secondo set, per la pubblicità televisiva, e poi verso il tiebreak. Ieri a Varsavia c'erano quasi 65mila spettatori, per Polonia-Serbia: all'aperto è un pubblico da record per una disciplina extracalcistica, ma il volley è lo sport nazionale nella terra di papa Wojtyla.

Ko con l'Iran: Italvolley subito nei guai Con la Francia sono vietati i passi falsi

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L'Iran aveva già battuto l'Italia l'anno scorso, in World league, a Modena. Fu la festa personale di Julio Velasco, il ct che ha cambiato la storia della pallavolo. A 62 anni è tornato in Argentina, alla guida della nazionale, però ha lasciato una bella eredità al serbo Kovac, che inguaia gli azzurri nel debutto mondiale. Il passaggio del turno non è in discussione, poiché i successi su Portorico e Belgio sono pressoché scontati, l'1-3 di ieri però condizionerà la classifica della seconda fase e, in prospettiva, rischia di costare l'ingresso in semifinale. Il campionato del mondo è estenuante (per una medaglia servono altre 12 gare) e la nazionale di Berruto è in affanno, con di 8 sconfitte nelle ultime 11 partite ufficiali. Nella World league di Firenze, aveva inquietato lo 0-3 con il Brasile, poi superato in finale dagli Usa, è già da escludere che possa arrivare l'oro, colto 3 volte a fine millennio e 6 in Wl.

Gli azzurri impattano da cenerentola, uscendo in fretta dal primo set. Migliorano il centrale Birarelli e gli attaccanti Zaytsev e Kovar, sino al muro di Buti che consegna la parità. La gara sembra indirizzata verso il 3-1, avanti 19-17 nel parziale chiave, senonchè Kovac azzecca il doppio cambio e, con tre battute in jumpflot, il vicepalleggiatore Mahdavi manda in crisi la ricezione, cosicché il muro persiano spegne la regia di Travica. La quarta frazione è con le bombole a ossigeno, basta un'ora e mezza per piegare Lanza (subentrato a Parodi) e compagni. Domani sera, dunque, serve battere la Francia per non mancare il podio per il 4° mondiale di fila.

Dopo il bronzo di Londra 2012, Berruto ha congedato precipitosamente l'opposto Lasko, mentre dalla Cina Savani potrebbe tornare per Rio '16. Il centrale Buti era uscito dal giro già con Anastasi, adesso coach a Danzica, e il fenomeno Vettori è durato solo la scorsa estate, perciò quasi si rimpiangono gli antichi Fei (35 anni) e Papi (41) e soprattutto il 38enne Vermiglio.

A Cracovia c'erano 7mila spettatori, nulla rispetto ai 62mila di Polonia-Serbia, vinta sabato sera a Varsavia dai padroni di casa nello stadio che aveva ospitato l'Italia agli Europei di calcio nel 2012.

I ran-Italia 3-1 : 25-16, 23-25, 25-21, 25-22.

L'Italvolley trema poi rimonta

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Può ancora essere il mondiale di pallavolo dell'Italia. A Cracovia gli azzurri rimontano la Francia, dopo il 3-1 subito dall'Iran. La nazionale quasi sempre sul podio, con Berruto in panchina, ipoteca il passaggio del turno, dopo due quinti posti e il quarto di Roma 2010. Sono cresciute le avversarie, gli azzurri comunque galleggiano, evitando la 9ª sconfitta nelle ultime 12 gare.

Al centro, Buti è solo alla 3ª grande manifestazione da titolare, in banda Kovar e Parodi non passano, neanche la battuta è formidabile. Così due set sono transalpini con i Tillie (l'allenatore Laurent, per 4 a Falconara, e il figlio Kevin, schiacciatore) e le schiacciate del coloratissimo N'gapeth. È il primo mondiale con la moviola sul parquet, il +5 francese viene annullato dal ripensamento arbitrale, sollecitato dal nostro ct.

Mancano l'esperienza di Lasko, Savani e persino Fei, Berruto poteva imitare il collega Bonitta, che per il mondiale femminile italiano ripesca Lo Bianco e Cardullo, non solo per gli infortuni. Dalla panchina si alza Piano per Buti, a 33 anni anche Birarelli è in ribasso, al contrario del muro dei blues, precisi in battuta e in difesa. Travica non propone «pipe», da 7 anni non ha più l'ombra di Vermiglio, neppure però possiede la fantasia dell'alzatore di Piacenza e nel secondo set sul 9-6 è sostituito da Baranowicz, di origine polacca. A due anni da Rio de Jainero l'allarme è… Rossini, sostituito da Colaci, sul 13-9. Salta anche la ricezione (a Kovar) e l'errore arbitrale al videochallenge conferma che neanche il replay in campo fa giustizia assoluta. Il ct antropologo comunque si ravvede in tempo, al contrario di Prandelli ai mondiali di calcio, inserisce Lanza per Parodi e si va sul 16-12 nel terzo parziale, prolungando la contesa. La Francia crolla nel quarto parziale, in ricezione e attacco, con l'ascesa di Kovar e del muro azzurro, e anche nel tiebreak resta sotto.

Domani alle 20,15 (Raisport1) serve almeno il 3-1 sul Belgio, mai in semifinale nelle grandi competizioni.

Francia-Italia 2-3 : 25-20, 25-20, 23-25, 13-25, 12-15.

Classifica (girone D): Iran 5; Belgio 4 e Francia; Usa 3; Italia 2; Portorico 0.

«Lancio in gol il Lecco facendo il presidente»

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«Mi chiamo Evaristo» è la biografia di Beccalossi, uno dei campioni più amati dell'Inter. A 58 anni, l'ex fantasista bresciano, esce dalla tv e diventa presidente del Lecco, in serie D. I blucelesti vantano 3 campionati di A (negli anni '60) e 15 cadetti, l'ultimo nel '72-73.

Evaristo, da dirigente è al debutto?

«Ho esordito un anno fa alla Berretti del Brescia, con Massa allenatore, ex Legnano. Sarà la mia prima volta con una squadra non giovanile».

Ha mai provato a fare il tecnico?

«Non mi è mai piaciuto. Come presidente coordinerò tutto».

A chi si affida?

«In panchina resta Rocco Cotroneo, ex centrocampista anche del Palermo, in B. Avevo seguito la sua preparazione, mi ha convinto sul campo. E in fondo quello è il mio posto».

Lecco ha 48mila abitanti e fra i capoluoghi lombardi, nel calcio,precede solo Sondrio...

«È una città molto stimolante. Il motto? “Poche parole e molti fatti”. Vogliamo salire presto in Lega Pro».

Quanto ha speso?

«Il budget in serie D può raggiungere anche cifre importanti, recuperabili tramite sponsor. Il piano è annuale, per una società che faticava a iscriversi al campionato».

Andrà anche in panchina, come l'ex presidente del Mantova?

«Non credo, mi piace vivere la partita in un altro modo».

Coinvolgerà Altobelli, suo partner nerazzurro?

«Assolutamente no. Spillo ha altre priorità, è spesso su al Jazeera. Adesso si cammina con le proprie gambe».

Lasciò il calcio a 35 anni. Era un «prezzemolino» in tv...

«Nell'ultima stagione ero spesso a Raisport, al Processo del Lunedì, e a 7Gold».

Per il Lecco abbandonerà la ribalta televisiva?

«No, perché a livello di marketing è importante chi rappresento. Ogni opinionista deve ricordare che i protagonisti sono i calciatori. Fanno tutti i professori...».

Gente mai stata in campo insegna calcio agli allenatori. Lei come differenzia gli interessi?

"Gestisco la pubblicità, proprio a 7Gold, tramite la mia società - Capital - che era stata anche a Telelombardia. Ho un ufficio con 10 persone».

Che Inter prevede?

«Faccio i complimenti al ds Piero Ausilio, si è mosso molto bene, senza spendere tanti soldi, per una campagna acquisti che neanche mi aspettavo così. Il presidente Moratti era stato straordinario, adesso però il mercato si fa in modo diverso, a 4 anni dal triplete».

La storia dell'Italia è piena di fantasisti sacrificati dalla nazionale. Se Del Piero ha disputato 4 Europei e 3 mondiali, Beccalossi non meritava un esordio in azzurro?

«Non ho rimpianti. Ora voglio proporre un calcio diverso, farlo restare a galla in un momento economicamente complicato. Le società vanno pensate come aziende».

È un binomio unico, padre e figlia volti televisivi.

«In effetti è strano. Abbiamo iniziato assieme, a Telelombardia».

Ha conosciuto altri Evaristo?

«No. Basto io...».

L'ex fantasista dell'Inter continua come opinionista in televisione, ma guida la rinascita verso la lega Pro


La «Cantera» Italia fa gol L'Under Be-Be conferma

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«Funky gallo, come sono bello questa sera…». Di fronte all'esultanza di Andrea Belotti viene in mente «Per colpa di chi», la canzone di Zucchero Fornaciari. Con la doppietta di Pescara, il centravanti del Palermo ha avviato la rimonta sulla Serbia (3-2) e proiettato l'Italia verso i playoff per gli Europei under 21 in Repubblica Ceca: martedì a Castel di Sangro basterà superare Cipro per soffiare il primato al Belgio e restare in corsa per le olimpiadi di Rio 2016.

Ogni volta che l'attaccante bergamasco di 20 anni segna, mima la cresta del gallo con la mano aperta sulla fronte, seguendo il suggerimento di un amico d'infanzia. E si sprecano paragoni con grandi punte del passato: Christian Vieri, Roberto Boninsegna, Pierluigi Casiraghi. «É proprio un centravanti di peso - conferma l'ex ct dell'under -, una prima punta autentica. Basa il suo gioco sulla fisicità, regge il ruolo e in Italia è fra i pochi con quella forza. Ha la possibilità di diventare un ottimo bomber e alla squadra offre tante alternative di gioco».

É proprio l'under dei Be-Be, ovvero Belotti e Berardi. Appunto: Domenico Berardi, appena ventenne, ha le stesse iniziali del cognome. Forse un segno del destino. L'esterno del Sassuolo ha segnato il gol decisivo a un quarto d'ora dalla fine, primo con l'under perchè la sua ascesa nelle nazionali era stata contrastata dal rigore dell'ex coordinatore Arrigo Sacchi, che non gli aveva perdonato la mancata risposta alla convocazione all'indomani della promozione in A con il Sassuolo. Ora è cambiato il vento, Sacchi non c'è più e i gol aiutano.

Italia da cantera. Un altro neroverde del Sassuolo ha convinto al debutto in nazionale: Simone Zaza, 23 anni, che nemmeno è passato dall'under. Ha forza, tecnica e tiro. «Ma sbaglio ancora troppe conclusioni», ammette lui. Però si è procurato il rigore e l'espulsione che ha chiuso la partita. Nato a a Policoro (Matera), viaggia sulle orme di Franco Selvaggi, unico lucano in nazionale nel calcio moderno, campione del mondo nel 1982 con appena 3 presenze.

Berardi e Zaza, c'è qualcosa nel destino che li accomuna: adocchiati dalla Juve e tenuti sotto scacco. Nella prossima stagione almeno uno dovrebbe raggiungere Torino, consentendo al Sassuolo la plusvalenza più sostanziosa della storia. Zaza era a metà con i bianconeri. Quest'anno è stato, definitivamente, acquistato versando 7,5 milioni ma con una clausola che prevede di spedirlo a Torino per 15 milioni nel 2015, 18 l'anno successivo. Piaceva già a Prandelli che l'aveva convocato per uno stage. Il duo è stato protagonista della prima di campionato: assist di Berardi e vantaggio di Zaza contro il Cagliari.

La cantera azzurra esiste, soprattutto in avanti: con il 24enne Ciro Immobile e il 23enne Mattia Destro. Conte può anche rinunciare a Balotelli (in fondo appena 24enne), perchè i talenti emergono e i Be-Be si avviano a diventare riserve di lusso per l'Europeo di Francia 2016. A Siena, il ct aveva concesso appena 4 partite a Immobile. Poi Ciro è sttao protagonista di un giro d'Italia comprendente quattro squadre, sino al trasferimento definitivo al Borussia Dortmund. Da ct, invece, Conte gli ha offerto subito una chance: ripagata. Un'altra chance la reclama pure Borini, 23enne tornato al Liverpool. Era in rosa all'Europeo di Polonia e Ucraina, con l'Italia aveva solo debuttato e firmò il gol che portò l'under alla finale europea, un anno fa. Per ora ha ragione a Belotti: «Con la Serbia abbiamo dimostrato che i giovani calciatori italiani ci sono e hanno voglia di mettersi in mostra. Basta solo un po' più di fiducia».

Belotti e Berardi fanno concorrenza a Immobile, Zaza, e Destro Dal Palermo un attaccante vecchio stile, l'altro sfuggito a Sacchi

L'OCCHIO JUVE Il duo-Sassuolo diviso tra Conte e Di Biagio, ma con destinazione Torino

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C'è una maledizione centramericana, sui mondiali del 2014. L'Italia del calcio era uscita al primo turno, battuta dalla Costa Rica, nel volley rischiamo la stessa fine restando senza punti nella sfida con la cenerentola Porto Rico, sino a ieri battuta sempre per 3-0. La migliore prova nella storia pallavolistica del piccolo Stato coincide con una serataccia azzurra, già vissuta con l'Iran e in parte contro la Francia, che aveva sottratto un punto. A Cracovia, l'avvio è come sempre complicato, ben presto però i portoricani sembrano inferiori, ben contenuti dai centrali Piano e Anzani, nonostante le 6 battute sbagliate nel primo set. Il secondo set parte male (2-7), la rimonta porta alla parità a 16, ma il blackout finale è sorprendente. Difficoltà anche nel 3° set (19-22), Parodi e Zaytsev firmano il -1, Berruto punta al tiebreak, è invece Torres (27 punti) a trascinare ancora i suoi (13-14, 18-20). In regia entra Travica per il deludente Baranowicz, ma è tardi perché Vettori e Lanza sbagliano battute fondamentali. Ed è il tonfo.

Oggi alle 13,10 c'è Belgio-Francia, occorrebbe un successo pieno dei transalpini per non rischiare una clamorosa eliminazione. Dalle 16,40 Iran-Porto Rico, con i centramericani teoricamente ancora in corsa, perché passano le prime 4. Alle 20,25 (Raisport1) la sfida italiana agli Usa, vincitori di World league ma pure non ancora certi di passare.

Italia-Porto Rico 1-3 : 25-19, 19-25, 23-25, 22-25.

Classifica: FRANCIA 10; IRAN 8; Usa 6; Italia 5; Belgio 4; Portorico 3.

Sorpresa Cilic grazie al maestro «Devo tutto a Ivanisevic»

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Questa edizione di Flushing Meadows è stata lo slam più sorprendente nella storia del tennis moderno. Se in campo femminile Serena Williams si è imposta per la 6ª volta (3ª di fila), fra gli uomini Marin Cilic supera con un triplo 6-3 il giapponese Kei Nishikori, primo asiatico finalista in uno dei 4 tornei principali. Era da Roland Garros 2002 che nessun giocatore della top ten mondiale arrivava in fondo a uno slam e dall'Australian Open di 9 anni fa era sempre presente in finale uno dei favolosi tre, ovvero Djokovic, Federer o Nadal.

Il croato partiva dalla 16ª posizione Atp, raggiunge la 4ª anche grazie al successo su Roger Federer, mentre il nipponico lo precede al 3° posto: era 11°, sale tanto soprattutto per la vittoria sul favorito Djokovic.

L'epilogo degli Us Open è dominato dal 26enne di Medjugorje, nato nella parte della Bosnia popolatissima di croati. E croato è anche il suo allenatore, l'estroso Goran Ivanisevic: si era imposto nel 2001 a Wimbledon, firmando l'unico precedente successo in uno slam per il paese d'oltre Adriatico. L'ex mago del servizio fa migliorare proprio la battuta di questo gigante di uno e 97, capace di 17 aces. Il lavoro cominciò nel 2010, solo però quest'anno è diventato responsabile tecnico. «Ho giocato il miglior tennis della mia vita - conferma Cilic -, perchè Goran mi ha ridato la gioia di giocare».

Era stato fermato per 9 mesi, poi ridotti a 4, per uno stimolante contenuto in barrette di glucosio. Fu un acquisto incauto della madre, durante il torneo di Monaco di Baviera. Sul cemento dell'Arthur Ashe, è al 12° titolo della carriera, ma i precedenti erano tornei di secondo piano. «Prima - spiega Cilic - ero tutto concentrato sulla tattica e trascuravo il gioco nel suo totale. Grazie a Ivanisevic, sono più aggressivo e ho un mio stile».

La stampa croata lo celebra ("Due settimane da sogno per una notte sensazionale"), ma nessuna televisione di Zagabria ha trasmesso il torneo. Poi la tv pubblica Htv ha acquistato i diritti solo della finale, pagandola quanto sarebbe costata l'intera manifestazione.

Azzurri travolti dalla Serbia Sono a un passo dal ritorno a casa

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Stasera, con ogni probabilità, gli azzurri usciranno anche aritmeticamente dai mondiali di volley. Alle 20,25 (a Lodz e su Raisport1) sfidano la Polonia candidata alla finale. Ieri sono stati superati anche dalla Serbia 3-0 (25-19, 29-27, 25-22\], soffrendo la potenza di Atanasijevic, vice campione d'Italia con Perugia. Manca Zaytsev per la distorsione alla caviglia destra, Vettori sbaglia troppo, non è ai livelli dell'anno scorso: la nazionale di Berruto offre anche belle combinazioni in velocità, con Travica in regia al posto di Baranowicz, però nel primo set al massimo arriva due volte a -3. La concentrazione è superiore rispetto alle gare con Iran e Usa, ma è la fisicità dei serbi a produrre subito 3 muri in più.

Nel secondo parziale va in crisi la battuta, Kovar ha un passaggio a vuoto in ricezione e i bianchi raggiungono il 12-7, regalando la perla della serata, un palleggio di Kovacevic totalmente fuori equilibrio. Kovar piazza un parziale di 4-0 e poi un muro su Atanasijevic regala il +1. Per un attimo c'è anche il cambio tra i barbuti fratelli Kovacevic, Uros (Modena) per Nikola (Verona). Birarelli con un muro a tre regala il 23 pari, Kovar ne subisce uno ma rimedia il capitano con l'ace. E' il momento chiave del campionato del mondo dell'Italia, un videocheck evidenzia un tocco di Buti, poi la Serbia chiude anche grazie alla buona difesa. Nel terzo parziale c'è equilibrio sino al 13 pari. L'Italia avanza di un punto, Vettori però spreca l'occasione del 22-22 e Nikic ne approfitta.

La nazionale si avvia così a mancare il podio per la quarta volta con il ct antropologo: fu sesta nella World league 2011, 11ª l'anno successivo e 4ª in coppa del mondo 3 anni fa. «Non siamo la squadra arrivata terza nella World league di Firenze - spiega il presidente federale Magri -, ma ci ha penalizzato il girone iniziale. Il nostro era il più duro». Ma intanto è arrivata l'11ª sconfitta nelle ultime 16 partite ufficiali. «E perdere - annota il vice Andrea Giani, che faceva parte della generazione di fenomeni - genera veramente insicurezza».

Italvolley a fine corsa Fallimento mondiale

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L'Italvolley esce a metà dei campionati mondiali, le nostre nazionali confermano le difficoltà del millennio con i successi isolati di pallavolo femminile (2002), calcio ('06) e pallanuoto (2011), ma il nostro livello è sceso in ogni sport. Da due anni il filosofo Berruto era garanzia di podio, fra Europei e World league, inquieta la recessione rispetto ai quarti posti tipici dell'èra Anastasi, fra olimpiade e mondiale.

A Lodz l'iride gira alla rovescia, per un set. La Polonia dominatrice della prima fase, battuta mercoledì dagli Usa, parte con difficoltà tipiche degli azzurri, avanti 5-9, 7-11. Vettori urla come un anno fa in World L. e agli Europei, i polacchi faticano in ricezione, sui 6 punti di margine c'è da lustrarsi gli occhi, dopo la miseria di 5 vittorie nelle ultime 16 partite ufficiali. Lanza al posto di Parodi piace, Travica ritrova le combinazioni volanti che l'hanno reso degno del post Vermiglio e Buti al centro incide, da vicecampione d'Italia con Perugia al pari di Rossini. Zaytsev serviva con la Serbia, ieri gli altri erano inizialmente competitivi, non si dovevano lasciare il punto alla Francia e i 3 a Usa e Iran. Si lotta comunque per un piazzamento di contorno, si torna verso l'11° posto del mondiale '86.

Berruto fa l'impossibile per qualificare l'eredità della generazione post fenomeni. Mastrangelo ha smesso, Zlatanov non ha mai avuto grande feeling con l'azzurro, al centro Beretta si è eclissato, a Modena. Kovar non dispiace, si affaccia sul parquet anche Sabbi. C'è il piacere di dominare un set, finalmente, dopo tanti balbettii, difese affannose e contrattacchi timidi.

Il secondo parziale è in salita (5-3), i polacchi coniugano potenza e precisione e prendono il controllo del match, a parte l'ace di Vettori, con un paio di punti di margine. Il Vetto sbaglia una parallela, sul 17-13 i biancorossi di casa respirano. Entra Piano, lo scambio più lungo non è chiuso da Kovar, riemergono le incertezze nei finali evidenziate da inizio torneo, non si passa più e salta anche la ricezione. Terza e quarta partita sono scontate con il furore polacco contrappuntato da splendidi passaggi azzurri (da 6,5), escluso finali da 5.

È stata la giornata delle sorprese, con il 3-1 degli americani sulla Serbia e il 3-0 dell'Iran sull'Argentina dell'ex Velasco.

Polonia-Italia 3-1: 19-25, 25-18, 25-20, 26-24.

Girone E: Francia 13; Polonia 12; Iran 11; Usa 10; Serbia 9; Argentina 3; Italia 2; Australia 0.

Gli azzurri con la Polonia illudono nel primo set Poi subiscono la rimonta con i soliti brutti finali

L'Italia parte da Roma sognando il podio di Milano

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Teoricamente, è l'evento sportivo dell'anno, per l'Italia. Domani inizia il mondiale femminile di pallavolo, viene ospitato nel nostro Paese per la prima volta, la nazionale però ci arriva nella versione più dimessa, perché due mesi fa ha mancato l'accesso alla final six del World Gran Prix. Le azzurre si aggiudicarono il mondiale del 2002, in Germania, è l'unico podio iridato nella storia di questo sport.

Il fattore campo qualcosa può spostare a favore dell'Italia, l'obiettivo più realistico è la terza fase, ovvero un piazzamento fra le prime 6. La formula è analoga al torneo maschile che ha visto uscire gli azzurri a metà della fase 2, i gironi sono 4, l'Italia gioca a Roma. Si parte domani con la Tunisia, mercoledì c'è la Croazia, avversaria forte, poi l'Argentina. Sabato la sfida complicata alla Germania di Giovanni Guidetti, ct da 8 anni. «Anche la Turchia ha un tecnico modenese - racconta il coach di 42 anni, due volte finalista europeo, con le tedesche - è l'ex azzurro Massimo Barbolini. Giocavamo insieme a San Faustino, nell'Invicta. Io stesso, fra club e giovanili italiane, ho allenato tutte e 14 le selezionate, a parte Chirichella. Le vedo molto bene perché gli infortuni a De Gennaro e a Ferretti, comunque recuperate, e a Lucia Bosetti hanno permesso di richiamare le grandi Lo Bianco, Cardullo e Costagrande. Devono battersi per il podio, tantopiù in casa».

Domenica la chiusura del girone con le domenicane, tutte le gare saranno alle 20,30 e su Raisport. Bonitta fu proprio il tecnico campione del mondo 12 anni fa, aveva però modi troppo ruvidi, entrò in collisione con le ragazze e nel 2006 venne sostituito da Barbolini. Dopo la stagione negativa di Mencarelli, è stato richiamato dal presidente Carlo Magri. Abita a Ravenna, vide in spiaggia il libero Cardullo, libera e la riconvocò. Ieri ha escluso Fiorin, porta 3 palleggiatrici.

«Abbiamo l'obiettivo piccolo di arrivare a Milano - spiega il ct, alludendo alla semifinale -. Sogno il percorso della Polonia al mondiale maschile». Fra le 6 veterane spicca Francesca Piccinini, che debuttò in nazionale 20 stagioni fa. Non sarà titolare fissa, resta una delle sportive più popolari. Il perno offensivo è Nadia Centoni, da 7 anni all'estero. La Russia è campione da due edizioni, è però favorito il Brasile, vincitore del World Grand Prix e bicampione olimpico, poi gli Usa. L'Italia proverà a salvare il fallimentare 2014 delle nazionali azzurre.

Dopo 40 anni di attesa la Polonia ritorna sul tetto del mondo del volley. Grande potenza di questo sport negli anni Sessanta-Settanta, la nazionale polacca ha lucidado i suoi splendori andando a battere davanti a un pubblico record il Brasile vincitore delle ultime tre edizioni. Dopo essere andati sotto nel primo set 18-25, i polacchi hanno iniziato la loro marcia inesorabile vincendo i tre successivi per 25-22, 25-23, 25-22. È il loro secondo titolo dopo quello del '74.

Di Natale-Cassano sfida tra 10 diversi Lazio a Palermo

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L'Udinese si candida come terza forza del torneo, stasera affronta il Parma e Stramaccioni ritrova Cassano da avversario, dopo la bravata del barese di due anni fa. Lì Fantantonio entrò in frizione con l'Inter e lo stesso Strama due mesi dopo venne congedato per Mazzarri.

Il posticipo delle 19 mette allora a confronto Cassano con un altro ex azzurro, Di Natale, peraltro in dubbio visto che è uscito acciaccato dalla sfida dell'Olimpico. «I due - racconta l'allenatore dell'Udinese - si somigliano nel grande talento, starebbero bene insieme. Totò ha una capacità realizzativa che, su scala da 1 a 10, vale 11». L'altro Antonio è l'opposto, il re degli assist. «Trascina il Parma e rappresenta la prima opzione di giocata, ha segnato e fisicamente lo vedo bene. In questa condizione può cambiare la storia di una partita». Il Parma affronta la trasferta senza 3 dei migliori: Cassani e Paletta sono stati operati e resteranno fuori per 4 mesi, Biabiany per l'aritmia potrebbe rivedersi solo nel 2015. «Ma non ci piangiamo addosso», dice Donadoni.

La Lazio è di scena a Palermo, Pioli si presenta con 3 punti in 4 gare laddove 3 anni fa venne esonerato ancora prima che iniziasse la stagione. «Serve una sterzata perchè nelle prime giornate eravamo continui e in crescita, nonostante le sconfitte, ma non con l'Udinese. Le responsabilità sono mie. Guardo la classifica incredulo, ma non vivo nel mondo dei sogni, miglioriamo velocemente».


Azzurre e sexy: sotto rete si gioca il Mondiale più bello

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Non è solo il mondiale di volley femminile, è il campionato (e il campionario) delle bellezze. Bellone, belline, basta che giochino, non importa che siano le migliori.

Sono tante, si sono esibite nei palazzetti delle 6 città italiane dove si sono svolte le prime due fasi della prima competizione iridata di pallavolo ospitata dal nostro Paese. e da ieri sono approdate a Milano, dove le sei big (Italia, Usa, Russia; Cina, Brasile e Repubblica Dominicana) si danno battaglia per la medaglia d'oro.

Le azzurre piacciono anche sul parquet e rappresentano una signora nazionale, ieri sera hanno rullato le statunitensi nel primo match milanese per 3-0 (25-23- 25-22-25-20). Tutte signorine, ovviamente. La più amata dagli italiani è Cristina Chirichella, ventenne napoletana, centrale sconosciuta sino alla scorsa stagione. Cattura sempre Valentina Arrighetti, altra specialista del muro con una fisicità impressionante. Ha energia in surplus, quando mette un punto chiave caccia un urlo, il viso cambia colore, l'adrenalina è al massimo, la giugulare si gonfia.

Molte hanno i capelli lunghi e raccolti e gli occhi in uscita dalle orbite: Nadia Centoni, talvolta Antonella Del Core, l'altra partenopea dalla chioma infinita. Va beh, non ci siamo dimenticati di Francesca Piccinini, è alla ventesima stagione in nazionale, resta fra le sportive più popolari e avvenenti. Debuttò in serie A a 14 anni. La bionda Noemi Signorile è probabilmente la più sexy del gruppo. Chissà quanti italiani davanti alla tv e nei palazzetti fanno pensieri vedendo quello spettacolo. E' lo stesso effetto del beach volley, solo che qui le rose sono di 14 ragazze che ruotano, non le 4 in campo sulla sabbia.

Le nostre salirono sul podio mondiale solo nel 2002, ma fu addirittura medaglia d'oro, qui sono almeno da bronzo per il fascino. Una delle bellissime è da anni fra le più forti ma in nazionale viene ignorata, la trevigiana Francesca Marcon, Cisky per tutti. Talmente bella da essere "stalkerata". Ora non vuole più parlarne, s'è pentita di averlo confidato.

Si fatica a comporre il roster delle più avvenenti. Nelle prime due fasi si sono perse l'argentina Castiglione, la messicana Rangel (ricorda Belen Rodriguez), la bulgara Filipova, occhi azzurrissimi e treccia da ragazzina, che ha pure posato per un calendario: una bambolina, anche più della serba Jelic. E ancora le sexy-tedesche Apitz e Lippmann e la preferita dal popolo del web: Manon Flier, opposto dell'Olanda, 192 cm e faccia angelica.

A Milano sono arrivate la brasiliana Brait e la dominicana Brenda Castillo, libero minuto e leggiadro. Insieme alle nostre, tutte ricercatissime per un selfie con sorriso e bacio. Ieri anche il premier Matteo Renzi, in visita al Forum, ha avuto il piacere di vederle da vicino.

Chi vince il mondiale diventa personaggio da copertina. Chiedere a Francesca Piccinini, 35 anni e fotografata anche su Playboy.

Da ieri a domenica la fase finale a Milano. Le sfide del Forum sono una passerella: Signorile e Chirichella le più ammirate. Occhi anche sulla Brait e Castillo

Brenda Castillo

Il volley ritrova Milano e punta sull'effetto rosa

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Il volley maschile è tradizionalmente il terzo campionato italiano per importanza, per la terza stagione di fila non presenta retrocessioni e dunque in coda non ha pepe. «Vent'anni fa - obietta il brasiliano Bebeto, l'ultimo ct campione del mondo, con gli azzurri, nel '98 -, la serie A era l'Nba della pallavolo, adesso il livello è sceso molto e dovrebbe prendere esempio dall'America e dal basket, per rilanciarsi».

Almeno l'idea è del professionismo a stelle e striscie, con la SuperLega a 13 franchigie, come in Italia ha fatto solo il baseball, che da qualche anno presenta una èlite di 8 società. Dall'A2 salirà solo la vincitrice dei playoff. Un club si mantiene al top bilanciando prestazioni sportive, dati di pubblico e rigore finanziario: ogni franchigia ha 4 anni di licenza minima.

«La Superlega - sostiene il presidente del Coni Malagò - è il primo campionato del mondo. Forse in Russia ci sono più campioni e più pagati, ma il livello di competitività è inferiore. E solo nel volley il nostro Paese ha il torneo numero uno al mondo». Zaytsev ha raggiunto Travica proprio nella serie A russa, mentre Vermiglio è rientrato dopo un triennio. Il trio è passato da Macerata, favorita per la finale scudetto del 3 maggio, dopo il successo al tiebreak su Piacenza, nella supercoppa, e per il titolo conquistato nell'ultima stagione contro Perugia. «Abbiamo equilibrio e tradizione», sostiene il presidente federale Magri. C'è da dimenticare il 13° posto al mondiale, peggior piazzamento degli ultimi 30 anni. «Ma il campionato del mondo femminile - annota il presidente di Lega Massaccesi - è stato bellissimo, dobbiamo valorizzarne la visibilità».

Cuneo però non si è iscritta dopo un quarto di secolo di playoff, conditi da uno scudetto, 7 coppe europee e 9 nazionali, il campionato rappresenta 8 regioni, metà nordiche, mentre il Sud è rappresentato solo dalla pugliese Molfetta: l'umbra Città di Castello gioca in Toscana, a Sansepolcro. La novità è Milano, vicecampione all'inizio del millennio ma assente dal 2003, a parte la parentesi Sparkling, 5 anni fa. La Powervolley si esibisce a Desio, in provincia di Monza e Brianza, dove Cantù disputava l'Eurolega di basket, tre anni fa, perchè la ricostruzione del Palalido è ritardata e per la disastrata situazione dell'impiantistica milanese. Due volte si affaccerà al Forum di Assago e magari ci tornerà per i playoff, al massimo però vale i quarti, nonostante Wang, primo cinese in A.

«Tentata dalla Grande Mela E il doping non mi sfiora»

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Quell'alessandrina gracile, alta uno e 60 per 46 chili, insegue la Grande Mela. Non ha l'arco di Guglielmo Tell, eppure vuole infilzarla, ovvero vincere la maratona più famosa, dopo i secondi posti a Rotterdam, al Mondiale e all'Europeo e l'8° all'Olimpiade.

Valeria Straneo, domenica migliorerà il 5° posto del 2013?

«Lo spero - racconta la podista del Runner team 99 -. Era stato faticoso per il vento terribile, stavolta la temperatura scenderà parecchio».

Torna due mesi e mezzo dopo l'argento di Zurigo.

«La condizione è buona, in base agli ultimi allenamenti e al test sull'acido lattico. Partirò decisa, puntando a un passaggio più veloce a metà gara».

Quali sono le favorite?

«Le keniane Kiplagat, che mi staccò nel finale iridato in Russia, Keitany, pure over 30, e Jeptoo, seconda un anno fa. Senza dimenticare l'etiope Deba, vincitrice nel 2012».

Due anni fa l'urugano Sandy costrinse ad annullare la competizione.

«Eravamo quasi in 50mila, tornai per la mezza maratona di marzo, chiusa 19^ per il -3°. Anche in gruppo si è da soli: un mal di pancia diventa potenzialmente drammatico, un cambio di ritmo può paralizzare la falcata».

A fine millennio Franca Fiacconi inanellò vittoria, due secondi posti e un terzo...

«Mi colpì la grinta, perciò ne incollai la foto sul diario. Iniziai alle elementari, ai giochi della gioventù, solo dal 2001 però gareggio seriamente. Se riesco, arrivo a Rio 2016».

Nonostante i pregiudizi sull'esplosione tardiva?

«Avevo l'anemia e soffrivo di sferocitosi, disfunzione congenita della membrana dei globuli rossi: i più fragili si rompono, distrutti dalla milza ingrossata, me ne asportarono 26 cm, per un 1,8 kg; causavano pure occlusioni intestinali».

È guarita?

«Perfettamente, riscattando una genetica invalidante. Non mi aspettavo questo crescendo, è una grandissima sorpresa».

La magistratura di Trento interroga due volte persino Stefano Baldini. Lei è pulita?

«Dopo l'operazione, i valori si sono normalizzati, emoglobina ed ematocrito. La cultura del sospetto è alimentata dai casi Schwazer e Armstrong, l'anno scorso dai velocisti giamaicani: io non ho usato niente, escluso vaccini prima dell'intervento, per aumentare le difese immunitarie ed evitare infezioni. E poi presi normali antibiotici».

Al dopo carriera ha pensato?

«Non ancora. Mi piacerebbe restare in atletica, le medaglie portano opportunità. In fondo, senza l'affiorare della malattia, lavorerei ancora all'asilo».

"Vi racconto dove è nata tutta la rabbia di Tevez"

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Quel gol di Tevez alla Maradona entusiasma anche il calabrese Francesco Serafino, nelle giovanili del Boca Juniors, la squadra più titolata di Buenos Aires. Dopo 52 anni, il 17enne cosentino è il primo italiano tesserato nel club della capitale argentina. «L'ultimo - ricorda - partì sempre da Fuscaldo, costa tirrenica, nel '61: Nicola Novello oggi ha 68 anni, era attaccante e l'avevano ribattezzato Nicolas».

Lei com'è arrivato in Argentina?

«Seguendo papà Domenico. Suona la chitarra nei concerti, è a contratto qui. Mamma Anna è rimasta in Calabria per non perdere il posto, in una casa di riposo. Sono nato a Rho, nel Milanese, ma già a 2 mesi scesi a Sud: a 5 anni cominciai a giocare nel Fuscaldo, a 10 ero alla Reggina».

Brillava sulle punizioni, ha sempre segnato parecchio.

«Mi muovo in agilità, partendo da destra. A 11 anni passo alla Roma, la squadra del cuore, grazie a Bruno Conti, responsabile del settore giovanile. A 12 emigro: al club Parque e poi all'Argentinos Juniors, dov'è cresciuto Maradona».

Nel Boca, Maradona segnò 28 gol nell'81-82, prima di passare al Barcellona.

«E Batistuta dai gialloblù passò alla Fiorentina, nel '91. Io sono in 4ª superiore e senza voti adeguati non mi confermano. E nella casa Amarilla, il centro sportivo, dobbiamo tenere spenti i cellulari. Amo tanto palleggiare, anche da solo e pure allo stadio Bombonera, a Baires: abito vicinissimo, nel quartiere di San Telmo».

Sino a due stagioni fa ha vissuto nel quartiere Fuerte Apache, dov'era cresciuto Carlitos Tevez.

«Nel barrio di Ciudadela. Avevo imparato il rispetto per tutti, anche in campo. Nelle partitelle i difensori picchiano duro, affrontai anche uno dei fratelli dell'attaccante juventino: l'allenatore non fischiava mai il fallo, dovevo rialzarmi e inseguire l'avversario per rubare la palla. L'esercizio aumenta la garra, rabbia agonistica».

Ci racconta come si vive alle origini di Tevez: lei rimase 9 mesi, nella pensione per giovani calciatori.

«Il quartiere è a rischio, pieno di contraddizioni. A qualsiasi ora si assiste a retate di polizia, risse armate, persino i sequestri sono ricorrenti. Sembra l'inferno, per le strutture fatiscenti, la tensione si respira nell'aria e pare soffocarti. Negli occhi di molti adolescenti però si avverte una grande speranza: tanti non frequentano la scuola, volontari li incitano a continuare. Ci si aggrappa a qualsiasi cosa dia speranza per un futuro migliore. Esistono talenti da sostenere».

Ecco dove nasce l'agonismo di Carlitos…

«Là è un idolo, appoggia persino un gruppo musicale, i Piola Vago. Agli amici di infanzia ha regalato un campo da calcio, per tenere lontano i ragazzi da spaccio e violenza. Ho giocato spesso con i giovani del barrio, hanno voglia di riscatto».

Per questo Tevez ai gol esponeva le scritte "Fuerte Apache" o "Ciudad Oculta".

«Per l'orgoglio degli argentini. Il 7-0 al Parma è stato accolto con entusiasmo dalle televisioni e dal "pueblo": Carlitos è il calciatore dei più umili. Qui tutti lo rivolevano nella Seleccion del Tata Martino».

Francesco Serafino, baby italiano del Boca Juniors: "A Fuerte Apache tra risse, retate e sequestri. In allenamento non si fischiano mai i falli, per farti aumentare la grinta"

Saputo, il re delle mozzarelle dietro il Bologna di Tacopina

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Bologna - Joe e Joey è un bel binomio, suona bene. Vorrebbe portare in Europa league la squadra che tremare il mondo un tempo faceva, dall'attuale zona playoff di serie B: l'ultima partecipazione alla coppa Uefa è del 2000, con Guidolin in panchina, troppi anni fa.

Joe è Joseph Tacopina, l'avvocato americano di Amanda Knox, condannata per l'omicidio di Meredith. Per 3 anni è stato vicepresidente della Roma, si prende il Bologna ma con la liquidità del canadese Joey Saputo, fra i più ricchi al mondo, così sborsa subito 7 milioni. Domenica sarà una giornata chiave, ne metterà altri 6, poi Tacopina onorerà gli accordi: servono in tutto 25 milioni, entro fine 2014. Il 35-40% del pacchetto azionario va a Saputo, il 20 al socio di minoranza, spalleggiato da 3 statunitensi con cui raggiungerebbe il 60-65%, anche se uno dei possibili partner si è defilato. Da Montreal, invece, il re delle mozzarelle alimenterà il Bologna, ma versando il doppio di Tacopina vorrebbe comandare la parte tecnica. Tornerà presto, perchè in fondo per Bologna sono 10 ore di volo, innesterà sul mercato 100 milioni in 3-4 anni. L'obbiettivo, o il sogno, è Roberto Mancini in panchina.

Saputo è figlio di un palermitano nato a Montelepre, come il boss Salvatore Giuliano. «Papà Emanuele, "Lino" - racconta Joey, 50 anni, al telefono da Montreal -, aveva fondato la Saputo Incorporated, fra le maggiori industrie casearie del nord America. Era emigrato nel 1952, in Québec, con nonno Giuseppe e 8 fratelli, adesso tutti nella capitale. A settembre mio padre viene a riposarsi ad Abano Terme». Joey ha 4 figli, è presidente del Montreal Impact e simpatizza per le squadre italiane con cui è in affari: "Sì, la Fiorentina e il Milan».

Al padre arrivò una telefonata da Palermo. «E poi mi sono stati offerti il Brescia, il Livorno e il Parma. Ma ero già d'accordo con Guaraldi, il presidente rossoblù». Saputo cominciò nell'85, nell'azienda di famiglia. «Facevo il venditore, passai dal magazzino alla distribuzione, al commercio internazionale, con due piccole compagnie in Usa». Fondò la Jolina, compagnia che porterà l'avvocato Joe Marsili nel cda felsineo. «E' acronimo dei nostri nomi: mio fratello si chiama Lino, la sorella Nadia». Inoltre ha la maggioranza della TransForce: «Siamo i maggiori trasportatori del Canada, con 21mila camion e 22mila impiegati: è quotata alla borsa di Toronto, ha un attivo di quasi 3 miliardi di dollari. Il fatturato totale del mio gruppo supera i 10 miliardi, ci occupiamo principalmente di formaggi e latte: siamo i più grandi produttori del Canada, secondi in Australia, terzi in Argentina e negli Usa». Con specializzazione in mozzarella per la pizza. «Nel mondo siamo terzi o quarti, grazie all'affermazione in America del tipico piatto del Sud. Realizziamo 400 tipi di formaggi grazie a 10mila lavoratori, con italiani alla seconda o terza generazione».

Il calcio è una passione iniziata negli anni '80 al Montréal Manic. «Nella Nasl, come sponsor, anche se io giocavo a hockey su ghiaccio. Nel '93 fondammo il club professionistico di Montreal, portandolo nella Major league soccer. Sei anni fa la costruzione dello stade Saputo, 60 milioni di dollari per 21mila posti. Nel 2012, il salto di qualità della Lega e l'ingaggio di Matteo Ferrari. E prima di smettere sono venuti anche Di Vaio, Nesta e Corradi. In campionato siamo arrivati ultimi, però abbiamo vinto la coppa del Canada e raggiunto i quarti nella Champions di Concacaf».

La contaminazione con l'Europa è reciproca. «Il Manchester City ha comprato il New York City Fc, United e Bayern aprono un ufficio nella Grande Mela. Alla Juve ci siamo offerti di fare da tramite, per questo sono venuto a conoscere Agnelli». Il calcio italiano ha perso appeal anche in Nord America. «Da 5-6 anni la gente al sabato preferisce in tv le partite inglesi, spagnole e tedesche. In Inghilterra gli stadi sono pieni, al contrario degli impianti italiani. Fa eccezione lo Juventus stadium, per questo Roma e Bologna vogliono rifarsi l'impianto e il Friuli subisce il lifting. Faremo comunque lievitare spettatori, gioco e risultati».

 

L'italo-canadese in cordata con l'avvocato di Amanda. "Ho scoperto il calcio a Montreal". E ora sogna Mancini

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