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"Ecco mio fratello Okaka. Un deejay in nazionale"

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Il debutto in nazionale con gol decisivo di Stefano Okaka fa conoscere al grande pubblico il centravanti della Sampdoria di 25 anni e 14 trasferimenti subiti, 5 dei quali prestiti e rientri alla Roma. Ha una gemella, Stefania, pallavolista in serie B1 in Calabria, alla Golem Palmi. È al primo anno reggino, schiacciatrice, e picchia forte come l'azzurro quando calcia. «Ci somigliamo parecchio - racconta -, nei modi e nell'espressioni. In fondo anche nel ruolo, attaccanti». Però lei gioca di fronte al massimo a 400 tifosi. Confida: «Sono partita dal Trasimeno, quando avevo 12 anni, poi sono arrivata al Club Italia con l'ex ct Mencarelli, azzurrina assieme a Lucia Bosetti, quindi nella Roma volley. Poi nell'emergente Busto Arsizio, all'Hämeenlinna in Finlandia... La scorsa stagione sono rimasta disoccupata a causa di un infortunio alla caviglia».

La gemella ora è seconda in classifica, Stefano lotta per la Champions con la Sampdoria. Lei si è fatta subito ben volere dall'ambiente biancoblu, idem Stefano alla Sampdoria. «È un tipo solare, inizialmente magari diffidente ma quando prende confidenza diverte». I genitori, entrambi nigeriani, arrivarono 37 anni fa a Castiglione del Lago, 12mila abitanti, in provincia di Perugia. Papà Austin ha 57 anni, mamma Doris 54, e adesso si godono i successi sportivi dei figli. «Quando eravamo piccoli però si sono adattati a tutto, pur di garantirci la miglior crescita possibile. Mamma faceva la bidella, le pulizie, papà asfaltava. Anzi, la sera pulivano assieme piscine e palestre e noi, 11 e 12 anni, gli davamo una mano principalmente perché non sapevano a chi lasciarci».

Insomma Okaka Chuka conosce la parola sacrificio. Adesso è fidanzato con Veronica, ristoratrice genovese più grande di lui. «Io sono vegetariana, lui no e fra le nostre passioni c'è proprio la cucina e l'andare a curiosare per ristoranti», prosegue Stefania. Vive il momento di euforia con distacco: lo stesso dell'altro fratello, Carlo, 33 anni, da tempo a Londra. Come procuratore ha Andrea Cattoli, il medesimo di Acerbi, miracolato dalla vita, oltreché dal calcio. «Deve tanto a Mihajlovic, l'ha rimesso in sesto fisicamente e psicologicamente. In nazionale non sarà una meteora, non farà toccata e fuga, l'ha meritata e spero continui con equilibrio».

Nel tempo libero Stefano è pigro. «Come me, si mette sul divano o fa shopping, ascolta musica: house, aren B, hiphop. Siamo stati al concerto di Rihanna, due anni fa, al Forum di Assago. A Castiglione seguiamo ogni tanto il corso da deejay, nella casa umbra abbiamo la consolle, da buoni gemelli vorremmo diplomarci insieme». Stefano vive da solo a Nervi e ogni tanto lo va a trovare Cassano. «Ad Antonio deve molto, è uno dei pochi che gli è stato vicino nei momenti più bui, a Parma. È una grandissima persona e lo ringraziamo: ogni tanto si trovano a pranzo o cena, c'è anche la moglie Carolina».

L'obiettivo è scontato. L'Europa con i cerchiati di blu, l'Europeo, poi il Mondiale da anti Balotelli. «Si lavora per arrivarci, senza dichiarare gli obiettivi». Parola di gemella.

"Adora la musica e ha seguito un corso alla consolle. A 11 anni pulivamo piscine con mamma e papà..."


Giallo Parma Venduto e mai comprato

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Parma. Il Parma è ancora lì, appeso al filo di un venditore, Tommaso Ghirardi, che vuole assolutamente liberarsi della società gravata di quasi 60 milioni di debiti, e di un compratore che intende spendere il meno possibile e magari teme che la voragine sia superiore.

Stasera alle 18, al Tardini, la nuova proprietà si presenta, ci sarà il vicepresidente Fabio Giordano, avvocato romano, ma non il possibile neopresidente, Pietro Doca. E' un albanese italianizzato (si chiamava Doka), abita a Lodi e ha un negozio compro-oro a Piacenza. Martedì sera il presidente uscente Ghirardi annuncia l'accordo ratificato davanti al notaio Posio, la serata dopo inversione a u. Frutto anche dell'ironia che accompagna il passaggio, l'inizio del commento su La Gazzetta di Parma era «Diteci che siamo su Scherzi a parte». E ieri: «Siamo alle comiche». Perchè si parlava di cordata russo-cipriota, due domeniche fa, probabilmente è stata una manovra del club crociato per mettere fretta agli albanesi. Ovvero al petroliere Rezart Taci, il proprietario vero ma ancora tentennante.

In Emilia si chiedono quanto abbia speso Ghirardi in quasi 8 anni di Parma, secondo l'esperto Luca Marotta, commercialista pugliese, all'ultimo bilancio approvato, un anno e mezzo fa, aveva immesso 56 milioni. E Ghirardi potrebbe essere costretto a metterne altri, se la cordata si tirerà indietro. «Gli azionisti - spiega l'imprenditore bresciano - mi hanno rassicurato sulla buona riuscita della trattativa, il problema è solo del signor Doca nei confronti loro». L'albanese però ribadisce: «Non ho preso il Parma, le valutazioni sono in corso». Sembra che la validità dell'accordo davanti al notaio sia subordinato a un ok delle banche. Oggi ne sapremo di più.

L'albanese fugge. E il Parma finisce nel mistero

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Parma - Il mistero infinito del nostro calcio si arricchisce di un'altra pagina, certamente non l'ultima. Il Parma è stato ceduto ancora, non si sa bene a chi. L'unica certezza è il nuovo manager di riferimento, che prenderà in mano la società: è Fiorenzo Alborghetti, direttore delle risorse umane del gruppo Pigna e a.d. di Rilecart. È bergamasco, di Mapello, agirà per conto dei nuovi padroni del Parma. Sul momento si è ipotizzato che la nuova proprietà potesse comprendere il famoso marchio di quaderni e cancelleria, ma in serata è arrivata la secca smentita di Giorgio Jannone, presidente delle Cartiere Paolo Pigna, che ha precisato «di non essere coinvolto né personalmente, né come gruppo imprenditoriale, né con le cartiere nell'operazione d'acquisto del Parma Calcio».

Il petroliere albanese Rezart Taci era rimasto nell'ombra, sarebbe dovuto uscire allo scoperto alla fine di questo mese, invece si è spaventato per il debito lasciato dall'ex presidente Ghirardi e ha rivenduto a una cordata italiana con interessi petroliferi in Russia, ma ignota. Giovedì notte è stata la Dastraso Holdings Limited, società creata ad hoc per gestire il Parma a inizio novembre, a cedere la quota di maggioranza. Il grande regista dell'operazione è il dg Pietro Leonardi, che aveva già realizzato il primo passaggio di proprietà. La scorsa settimana si era però sentito male per un mix fra stress e delusione, perché Taci non si decideva a pagare gli stipendi e a mantenere le promesse. Fatto sta, ripresosi dal malore, ha deciso di mettere in pratica il piano B per evitare il fallimento del club emiliano, visto che entro il 16 febbraio vanno pagati gli stipendi per evitare che tutti i giocatori tesserati chiedano la messa in mora e si possano svincolare d'ufficio. Da versare ci sono anche Iva e Irpef, in tutto il nuovo gruppo dovrebbe investire 50 milioni di euro, decisamente tanti, e la speranza della tifoseria è che nessuno stavolta si tiri indietro. C'è da nominare il nuovo cda, completamente italiano, ma il club potrebbe essere di diritto estero, con Leonardi direttore generale e non amministratore delegato, ruolo che gli aveva affidato Ghirardi.

Ieri mattina si era sparsa la voce che il Parma fosse addirittura tornato parmigiano, come ai tempi del presidente più amato Ernesto Ceresini, scomparso 25 anni fa, e della famiglia Tanzi. La tifoseria per un attimo ha sognato perché nel pacchetto di maggioranza sembravano esserci Pietro Barilla con il marchio di pasta più popolare al mondo, e Paolo Pizzarotti, imprenditore edile. Nel pomeriggio la multinazionale ha smentito, del resto non ha mai voluto occuparsi di calcio, come gli altri grandi personaggi della città. Presidente designato sembrava Claudio Bighinati, al vertice dei giovani di Confindustria Emilia-Romagna e vicepresidente del gruppo editoriale Telecentro e Telesanterno, anche lui ha smentito.

Resta lo sconcerto per il nuovo voltafaccia di Taci, nel 2009 si era tirato indietro dopo avere firmato un precontratto con il Bologna, poi aveva teoricamente offerto 700 milioni per acquistare il Milan. Negli ultimi due anni il governo albanese ha chiesto il fallimento della Taci Oil e di altre 4 società riconducibili a lui per evasione fiscale. «Alcuni conti non gli tornavano - spiega l'avvocato romano Fabio Giordano, vicepresidente designato -, io ho fatto la revisione e le mie cifre non erano quelle di Taçi, ma neanche quelle di Ghirardi. Con 30 milioni la società si poteva far ripartire». Il passivo sarebbe di quasi un centinaio, uno sbilancio che rischia di schiacciare anche la nuova proprietà. Come la nevicata di ieri ha messo in ginocchio l'Emilia.

Taci ha venduto spaventato dai troppi debiti. Nuovo ad Alborghetti, manager della Pigna. L'azienda di cancelleria: "Noi non coinvolti"

Oggi primo atto pubblico del neopresidente Manenti tra dubbi e perplessità

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ParmaQuante cose si possono fare con un euro? In fondo basta andare in un discount o in un negozio qualsiasi, per portare a casa qualcosa dall'angolo "Tutto a un euro". Si può comprare una pasta, un caffè, in certe città l'euro neanche basta. Ma si può persino comprare una società di calcio di A.

È successo all'albanese Taci e poi a Giampietro Manenti, milanese di Bollate. L'ex presidente Ghirardi ha dovuto regalare il Parma, poiché la situazione debitoria era insostenibile. L'avvocato Giordano, scelto da Taci come vicepresidente, aveva verificato un passivo di 78 milioni, ma si parla di uno sbilancio di 150-200. Cifre astronomiche, comunque insopportabili per un club di provincia. Era così anche nel 2002, ai tempi del crac Parmalat. Ogni volta che in terra ducale si arriva in Europa, si crea una voragine senza fine. Magari il Parma imiterà il Siena, retrocederà in B e fallirà in un secondo tempo. Almeno si vorrebbe riproporre la soluzione del Bari, un anno fa pilotato al fallimento con salvataggio del titolo sportivo, per evitare di ripartire dalla D.

Su Manenti restano molti dubbi, perché era stato respinto negli approcci con Pro Vercelli e Brescia. Alle spalle avrà finanziatori misteriosi, perché la sua Mapi group (sede a Nova Gorica) l'anno scorso aveva 0 giro di affari e un debito di 71mila euro, cifra almeno mille volte inferiore al debito del Parma. Il manager Fiorenzo Alborghetti peraltro è molto quotato e all'assemblea dei piccoli azionisti ha mostrato garanzie. «I soldi vanno presi e gestiti - spiega -, senza buttarli. In conferenza stampa documenteremo che li abbiamo». Poche ore prima del recupero Parma-Chievo, significativo per i veronesi più che per i crociati. Possibili successive azioni di responsabilità verso la vecchia proprietà, compreso forse l'ex ad Leonardi, ora ds. Entro lunedì servono 15 milioni per pagare gli stipendi, evitando la messa in mora. «In questi anni il Parma ha incassato 400 milioni - chiede Tommasi, presidente dell'assocalciatori -, dove sono finiti?». La società gialloblù neanche doveva iniziare la stagione, se fosse stata monitorata. Donadoni invita a non condannare preventivamente Manenti: «Non va giudicato solo per 2-3 episodi. C'è una ricerca di negatività morbosa».

A Parma niente soldi. I giocatori aspettano i pm no: "Fallimento"

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Parma - È il bonifico più lungo della storia. Il piccione viaggiatore dev'essersi perso sulle Alpi Carniche. La cosa è molto semplice, il nuovo presidente del Parma Giampietro Manenti non ha molti soldi, certamente alle spalle non ha la signora Gabriella Pasotti, madre del predecessore Tommaso Ghirardi. Però voleva a tutti i costi una società di serie A o comunque ambiziosa e allora dopo il tentativo fallito con il Brescia si è preso i crociati. Che importa se la Mapi group è un gruppo di scatole abbastanza vuote. «Io i soldi li trovo, nell'Est Europa». E così ieri si è messo in viaggio per la Slovenia, per seguire l'iter del bonifico. Sembrava pagasse con l'home banking, per evitare le penalizzazioni. A meno di 100 chilometri, il patron del Bologna Saputo è fra i 300 uomini più ricchi al mondo, ma gestisce la società dal Canada. Manenti invece va di prestito, come Inter e Milan sul mercato. Da banche, con investitori esteri, con società petrolifere di Russia e Ucraina. Va beh, in due settimane ha fatto quasi più che Ghirardi in 8 anni di grandeur e pagherò.

Dunque, ieri sera Manenti ci ha risposto al telefono con l'abituale disincanto. «I bonifici sono stati accettati dal sistema - racconta - si è verificata però una problematica comune a tutti nel sistema informatico-bancario: è per questo che in mattinata sono salito oltre confine, a Nova Gorica».

Dove il Parma aveva una società satellite, vincitrice della coppa di Slovenia, a primavera, con Apolloni in panchina e Coda, ora infortunato, come bomber. Segno che Manenti era già in contatto con il dg Leonardi. I cittadini ducali si chiedono quanto metta il nuovo proprietario, forse niente. «I denari arrivano da tutto il mondo, in questo momento facciamo da semplice veicolo, man mano che arriveranno sponsor ne metteremo nelle casse…». Mica facile. Ghirardi ingaggiò l'ex azzurro Beppe Dossena come ambasciatore del Parma in Cina, aprì anche un ufficio di corrispondenza per l'Asia dove andava spesso ma i Thohir e compagnia stanno al larga da questa bacheca di 8 trofei in un decennio perchè crea debiti. Chiedere ai Tanzi, Calisto e Stefano. Manenti avrebbe raccattato 15 milioni («Non mi faccia dire cifre»), sarà spalleggiato in società da Isabella Camporese, imprenditrice di Marina di Carrara. «Io intanto ci metto il cuore e tutto me stesso, tanto più che simpatizzo Parma». Ecco, almeno non si è fatto ancora fotografare con la sciarpa gialloblù.

Manenti è un ruspante, ha un che di Francesco Guccini giovane, cresciuto a Pavana, paesino pistoiese. «Vivo a Monsummano Terme, con Martina. Cinque anni fa mi diede Matias. Gli altri due figli sono più grandi, Roberto ha 16 anni, Claudia 17». Mister Giampietro è come facesse l'inviato di un new media. Vive in macchina, si muove fra Parma, Slovenia e Toscana. Parla dal finestrino con i giornalisti a Collecchio, con il telefonino comunica con le banche, ci lascia la mail aziendale per restare in contatto. «Giudico chiusa la fase uno, pagamenti giocatori e dipendenti, ora ci concentriamo sulla regolarizzazione dei fornitori».

Mah, i giocatori pazientano, in fondo sono quasi retrocessi. Sì, Felipe ha rescisso e spera di andare all'Inter, ma solo perché Mancini è in emergenza. Contratto magari di 3 mesi. Ieri pomeriggio l'incontro con il presidente dell'Aic Tommasi e con il dg Grazioli. «Concediamo un'ulteriore proroga», spiega Alessandro Lucarelli, 38enne capitano. Di alcuni giorni, sino a dopo l'Udinese. Se gli stipendi non saranno in valuta, scatterà la messa in mora.

Intanto ieri mattina nel gioiello di Collecchio, voluto dalla famiglia ex Parmalat, 20 anni fa, si è presentato l'ufficiale giudiziario per sequestrare tre furgoni e un'auto. Colpa di un debito di centomila euro con Equitalia. Dal tribunale avevano già pignorato le macchine della palestra, lasciandole però a disposizione della squadra. «Compreremo i pulmini nuovi, venerdì», promette Manenti. In serata la doccia fredda con la notizia che la Procura di Parma ha chiesto il fallimento del Parma Fc per inadempienze fiscali. A firmare la richiesta sono stati i pubblici ministeri Paola Dal Monte, Giuseppe Amara e Umberto Ausiello. L'udienza sarebbe fissata per il prossimo 19 marzo.

Il presidente assicura: "Pago, fondi da tutto il mondo". I calciatori gli danno altri 5 giorni. Ma la Procura procede per i debiti fiscali

La squadra non si allena ma rinvia la messa in mora

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Parma - I giocatori sono la parte più pulita nel crac del Parma. Danno una bella lezione al calcio italiano, rinunciano alla messa in mora per il bene della società, per tentare di salvarla, sperando che arrivino soldi veri perchè Giampietro Manenti è ricco solo di parole. Avrà pure un piano da paura, come sosteneva due giorni fa, ma per il momento non è realizzabile perchè l'hanno lasciato tutti. Dalla Russia e/o dall'Ucraina non arriva un euro, altro che 50 milioni. Ovvero metà del deficit del club crociato. Se i problemi fossero di embargo internazionale, si potrebbero far affluire quotidianamente almeno cifre simboliche, come segnale. Purtroppo per i tifosi crociati aveva ragione l'ex presidente del Brescia Corioni: «E' impossibile che il passaggio di proprietà vada a buon fine, con Manenti».

In realtà questo milanese di Toscana, abitante a Monsummano, nel Pistoiese, è diventato plenipotenziario del Parma con il prezzo di un caffè, un euro. Ed è visionaria la sua strategia di bussare a denari nel mondo semplicemente perchè è al vertice di una delle 7 sorelle della serie A o perchè i prodotti enogastronomici della zona sono di prim'ordine. A Est non sono stupidi, nessuno butta decine di milioni per una società agonizzante, solo perchè in bacheca ci sono 8 coppe conquistate fra il '92 e il 2002, anche grazie agli artifici contabili della Parmalat. La storia si ripete, con una differenza. All'epoca il dg Luca Baraldi fu abile a inserire la società nelle pieghe della legge Marzano, evitando il fallimento, stavolta non ci sono alternative. Servirebbe un ricco vero, uno che entro un mese metta a bilancio almeno 30 milioni, da distribuire fra tesserati e creditori.

Manenti è abbandonato anche dalla socia, l'immobiliarista carrarese Maria Isabella Camporesi: «Al Brescia o alla Pro Vercelli ci sarei stata, per il Parma ha cambiato le carte in tavola».

In fondo basta guardare la sede della Mapi grup (scritta proprio così, come si pronuncia), a Nova Gorica, per capire che il gruppo non è significativo: la targa è trascurabile, in una casa privata, e al campanello risponde con imbarazzo una signora dall'italiano incerto; e lassù a nordest, appena oltre Gorizia, nessuno sloveno conosce la Mapi.

Fa specie che il gruppo Barilla e il consorzio Prosciutto di Parma non siano mai intervenuti, 13 anni fa come oggi. «I grandi imprenditori ducali non mi hanno mai aiutato», ci confessava Tommaso Ghirardi a novembre, al momento di chiedere 20 milioni per evitare i 3 punti di penalizzazione. A proposito, l'ex presidente nega di essere indagato per la falsa firma di un documento da un milione di euro. Ghirardi si sente tradito dall'albanese Taci, risponde per sms ed è inseguito dagli insulti dei tifosi sui social network e dalle minacce telefoniche. «Pagherò», diceva a tutti, ma ai giornalisti faceva credere che fosse tutto a posto. «Sono sette mesi che viviamo in un film - spiega il capitano Lucarelli -. Dispiace che la Figc si sia svegliata adesso. L'ex presidente ci ha lasciati soli, mentre Taci non si è mai visto». Manenti è presentissimo, ha fatto passerella sui media, all'Olimpico, a Collecchio. Ieri mattina al cda del Parma era solo e anche per questo è stato rinviato, poi ha parlato alla squadra. Pure il sindaco Pizzarotti lo sbugiarda: «Non vedo garanzie bancarie. Le parole non pagano i conti, il vaso è colmo. Comunque stiamo monitornado la situazione e lo sta facendo anche la Figc». Quando ormai sta per saltare tutto.

Lucarelli: "Adesso dobbiamo salvare la società Traditi da tre presidenti e la Figc si accorge ora..."

«Ma il campionato non sarà falsato». Altre tre istanze di fallimento

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Parma C'è un mese per evitare il fallimento dell'ex isola felicissima del calcio italiano, altrimenti le 8 coppe usciranno dalla bacheca gialloblù e andranno all'asta. Il passivo è di 96 milioni, ne servirebbero almeno 40 per respingere le istanze di fallimento: tre sono state depositate ieri da agenti di calciatori, per 400mila euro totali. Ma chi è disposto a gettare capitali nella spazzatura? Perché il rischio è che a fine stagione la società fallisca ugualmente, oltre a scendere in B nella migliore delle ipotesi. Si accettano scommesse sulla retrocessione anticipata del Parma, perché pioveranno penalizzazioni. Due punti per gli stipendi non pagati a novembre, 3 adesso, per un complessivo -6 con il punto erogato per la scorsa stagione. La gara con l'Udinese va recuperata in fretta perché se i crociati falliranno magari neanche andrà in campo la Primavera guidata da Hernan Crespo che si sfoga: «Non abbiamo nemmeno l'acqua calda nelle docce». Se i biancocrociati non giocheranno più, arriverà il 3-0 a favore di tutte le avversarie e allora ci rimetterebbero Chievo, Inter e Fiorentina, le uniche battute, Cagliari e Roma, bloccate sullo 0-0. «La questione Parma - si difende il presidente federale Tavecchio - è da tribunali, più che sportiva. Non accetteremo più iscrizioni di soggetti senza liquidità, comunque il campionato non sarà falsato».

I giocatori rinunciano alla messa in mora, qualche soldo arriverà loro dal fondo Aic, cercano essi stessi un nuovo acquirente perché Giampietro Manenti uscirà di scena con perdite, indotto dal sindaco Pizzarotti. «L'avevo conosciuto quando tentò di acquisire le cartiere Pigna - racconta il manager Fiorenzo Alborghetti -, dove sono rimasto a lavorare. Sul mancato acquisto del Brescia incise l'ex presidente Corioni, non c'ero nel tentativo di scalata alla Pro Vercelli, a me però stavolta aveva offerto ampie garanzie, altrimenti non mi sarei esposto così, 10 giorni fa».

Sulla parola, però, ovviamente. «Ha sempre negato di avere speso solo un euro, per il subentro in società». Questo pistoiese di 45 anni si era portato la milanese Dla come advisor, mentre Taci era rappresentato da due avvocati e da un commercialista parmigiano. Nessuno capisce bene che mestiere faccia, certamente autografa operazioni finanziarie per conto di altri. Aspettava tesori da oriente, in una settimana i 50 milioni presunti dovevano arrivare, dalla Russia e persino dall'Ucraina, nonostante l'embargo.

Lucarelli e compagni non lo vogliono più vedere, tornano ad allenarsi lunedì, oggi nella curva del Tardini ci sarà solo il raduno degli ultras per sensibilizzare sul salvataggio, ma i grandi imprenditori ducali restano sordi: Barilla, consorzio prosciutto di Parma, Chiesi farmaceutici e l'edile Pizzarotti.

Persino il grande rugby è in uscita dalla città emiliana. «Servono finanziatori entro il 14 marzo - annuncia il presidente federale Gavazzi - altrimenti la franchigia del Pro12 sarà assegnata tramite un bando». Per la palla ovale bastano 5 milioni, comunque tanti.

E adesso a Parma i giocatori si lavano le maglie

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ParmaOgni giorno il Parma perde pezzi, andranno all'asta anche le tre panchine dello spogliatoio, compresa quella di Donadoni allo stadio Tardini, dove l'allenatore aveva l'abitudine di aspettare il fischio di inizio delle partite. Sul sito delle vendite giudiziarie di Parma c'è proprio la foto delle tre panchine e del mobilio, la base d'asta è di 2mila euro e la vendita verrà effettuata giovedì 5 marzo. Basta poco, insomma, per portarsele a casa, e qualche tifoso potrebbe decidere di partecipare all'asta per tenersi un souvenir particolare di una società al momento destinata a ripartire dalla serie D.

Nei giorni scorsi, gli ufficiali giudiziari avevano pignorato pullmini, automobili e attrezzature della palestra di Collecchio, pur lasciandoli a disposizione. Adesso al lotto numero 7 figurano le tre panche "modulo spogliatoio in alluminio, con cassetti portaoggetti". La prossima settimana saranno messi in vendita anche gli altri beni pignorati, i veicoli usati dai magazzinieri e le attrezzature medicali da qualche giorno portate via allo staff sanitario. Ieri mattina sono stati portati via anche gli ultimi computer affittati due anni fa da un'azienda, non pagata da 18 mesi: l'unico pc risparmiato è del dg Pietro Leonardi, sempre in ospedale per accertamenti. Lo stillicidio di situazioni grottesche nel pomeriggio ha toccato la lavanderia. Da un paio di settimane i ragazzi delle giovanili ritiravano tute e magliette per farle lavare dalle madri, adesso la sospensione riguarda anche la prima squadra. «E' la novità di giornata - spiega Alessandro Lucarelli -, quindi ci porteremo a casa la roba da lavare».

Venerdì 6 l'incontro in Lega sarà dedicato alla situazione crociata, il capitano invita ad anticiparlo: «Perchè diversamente è tardi per aiutarci. In fondo in giornata nessuno si è fatto vivo, a dimostrazione che la nostra situazione interessa poco. Il pullman per Genova? Non sarà un problema, ci attrezziamo per pagarci l'albergo».

Domenica pomeriggio a Marassi gli emiliani dovrebbero riprendere il campionato contro il Genoa, il presidente Manenti è convinto di non far saltare la partita («Abbiamo messo tutto a posto, provvedendo a pagare la trasferta») e poi incontrerà i magistrati: «Tra venerdì e martedì, dimostrando che il Parma è solvibile». Aveva rinviato l'incontro con il sindaco Pizzarotti per un'operazione alla madre, eppure ieri era nella città ducale.

Si è preso la società per un euro, c'è pure l'ipotesi che tergiversando aspetti un altro compratore per guadagnarci qualcosa. Un po' come volesse vincere al Superenalotto. Però nessuno lo aiuta e resta lui con il cerino in mano.


Il Parma sciopera e Tavecchio rinvia un'altra partita

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Parma - E' stata un'altra giornata campale, per il Parma. Giovedì sera era trapelata l'idea di non giocare, nello spogliatoio gialloblù, ma ieri mattina Gobbi parlava ancora del canonico quarto d'ora di ritardo. Poi il vento è girato decisamente. «Non andremo a Genova - spiega il capitano Alessandro Lucarelli -, abbiamo chiesto che la partita venga rinviata. Se non ce lo concedono, siamo pronti a scioperare, vorrà dire che perderemo 3-0 a tavolino. Ma vogliamo evitarlo, giusto per non concedere vantaggi alle squadre che andiamo a incontrare». L'ok era sottinteso e difatti il presidente Tavecchio nel tardo pomeriggio l'ha concesso.

Lucarelli punta il dito contro l'ex presidente Ghirardi e contro il dg Leonardi, ancora in ospedale. «La colpa per noi non è di Manenti, ma di Ghirardi: se per lui è facile sanare la situazione, poichè basterebbe vendere due giocatori, ritorni pure. Gestiva la società assieme a Leonardi, non so in quale percentuale sia divisa la responsabilità, ma era loro».

La mattinata era iniziata con il pignoramento del mobilio nello spogliatoio dello stadio Tardini: un furgone ha prelevato panchine, armadietti e poltrone. Poi il pignoramento è toccato a strutture del settore giovanile. Dice bene Lucarelli: «Ogni giorno qua portano via qualcosa, è uno dei motivi per cui non scendiamo in campo a Marassi contro il Genoa. Nessuno si occupa del Parma e allora aspettiamo il consiglio di Lega, venerdì 6 marzo, poi decideremo cosa fare».

Ecco, c'è la possibilità che i crociati scioperino a oltranza, proprio come paventato nell'incontro di due sere fa con i Boys gialloblù, gli ultras. D'accordo naturalmente con l'Aic, rappresentata a Collecchio dal presidente Tommasi, che avalla la scelta: «Noi tuteliamo tutti i giocatori».

In mattinata Lucarelli era stato ascoltato in procura, a Parma, assieme al vicecapitano Massimo Gobbi e all'allenatore Donadoni, come persona informata sui fatti, relativamente all'udienza fallimentare in programma il 19 di marzo. I calciatori volevano pagarsi la trasferta a Marassi. Nel pomeriggio il presidente Manenti si è finalmente degnato di incontrare il sindaco Pizzarotti, in municipio però è stato accolto da insulti. «Tempo 2-3 giorni - il suo refrain abituale - e i soldi arriveranno. Una banca ha approvato il piano, un'altra l'aveva rifiutato. Abbiamo sponsor e un patto di riservatezza». Come dicevano gli uomini di Taci. Viene persino il dubbio che il passaggio di proprietà non sia avvenuto, perciò la procura indaga sui cambi da Ghirardi a Taci, sino a Manenti. All'uscita, il nuovo presidente arriva a piedi fin quasi in stazione, per due volte rischia di essere aggredito finchè sale su una macchina della polizia per essere protetto: «Perchè non avete fatto prima tutta questa contestazione?». Trova persino il modo di scherzare: «Mi hanno telefonato anche Tevez e Morata, arrabbiati: "Noi abbiamo segnato e non ne parla nessuno, lei invece fa casino e ne parlano tutti per 15 giorni consecutivi"». Ecco, il suo scopo era proprio far parlare di sè.

A gelarlo è il grillino Pizzarotti: «Non è un interlocutore credibile. Se il presidente del Parma è questo, saremo costretti a chiudergli lo stadio». Servirebbe un impeachment, per sottrargli la società comprata a un euro.

Lucarelli: "Non andiamo a Genova Prima facciano la riunione di Lega". Manenti va dal sindaco che lo gela: "Non è credibile. Chiuderò lo stadio"

Giampiero Manenti all'uscita dal Comune di Parma

ORA PARLIAMO NOI

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Collecchio (Parma)C'è un momento in cui anche Donadoni abbozza un sorriso, quando gli accennano alle panchine portate via dagli spogliatoi del Tardini, al conto di una farmacia pagato con la sua carta di credito. «Quelle sono sciocchezze - racconta dopo quasi due settimane di silenzio, dallo 0-0 dell'Olimpico -, e rendono il quadro persino spiritoso. Chi non lo vive dal di dentro, ci fa veramente due risate, tant'è che è venuta qui Striscia la notizia . Chiunque si augura di non spendere soldi per farmaci, perché significa star bene di salute...».

Per primo parla lui, il capitano Alessandro Lucarelli lo segue a ruota. Entrambi sottolineano che la responsabilità di questa deriva del Parma non è solo «di chi l'ha portato in queste condizioni». Ovvero Ghirardi, con la partecipazione di Leonardi e contributi di Taci e dell'ineffabile Manenti. «Il colloquio con il presidente - sostiene il sindaco Pizzarotti - è surreale, perché a distanza di 2' si contraddice».

«La macchina sequestrata per le multe non pagate - aggiunge Lucarelli - dà bene l'idea del personaggio. Da 20 giorni ripete che sta lavorando per portare i soldi, con dichiarazioni da copia e incolla».

Oggi i crociati giocheranno un'amichevole in famiglia per surrogare la mancata trasferta di Genova e anche ieri si sono allenati: «Molto bene - sottolinea il "Dona" -, ho fatto loro i complimenti. Qualcuno aveva la nausea, il vomito, ma vogliamo tornare in campo». Sì, ma quando? Perchè magari sarà rinviata anche la gara interna di domenica con l'Atalanta. «Dipende da cosa diranno nell'assemblea di Lega di venerdì - spiega Lucarelli -, poi ci metteremo a sedere e valuteremo il da farsi. Ogni giorno qui portano via qualcosa. Non è un problema di soldi, perché c'era uno sponsor per coprire la trasferta a Marassi. È che nessuno dei vertici federali si è schiodato dalla poltrona, solo l'assocalciatori è sempre qui». «E a me - aggiunge Donadoni - ha chiamato 2-3 volte IL presidente Ulivieri. Succedesse ad altri mi precipiterei per aiutare. La delusione più grande è avere raccolto solo la solidarietà di chi va in campo».

La Lega ieri è intervenuta unicamente per sottolineare che il paracadute economico per la retrocessione non potrà essere anticipato, per permettergli appunto di terminare la stagione. «La cifra stanziata è esigibile solo dopo l'iscrizione alla serie B». Al momento lontana, per i gialloblù, mentre è vicina l'udienza fallimentare del 18. «Sono stanco di pezze - riprende il tecnico -, è il momento di guardarci bene negli occhi, bisogna intervenire in maniera forte, partendo dall'alto, per evitare che risucceda. Anche i presidenti di Lega e federazione dovranno spiegare: non si riduca tutto ai dirigenti non all'altezza avuti qua, perché a turno le società vivono situazioni del genere».

Lucarelli cita club di Lega Pro: Aversa Normanna, Nocerina, Monza e Barletta. «Il nostro stop non è una ripicca, la partita sarebbe l'unico momento di sfogo, però così non ci sono le condizioni per farlo». Donadoni parla di nave alla deriva e non ha problemi a fronteggiare squalifiche o penalizzazioni in classifica. «Alleno da 15 anni, non mi devo vergognare, a differenza di chi modifica i risultati delle partite. Ci sono lacune nelle norme federali, il sistema va rivisto. Non siamo robot, viviamo di emozioni e ci sono principi per cui combattere, prendendo anche musate in faccia».

Entrambi pensano anche alle giovanili. «Abbiamo ragazzi di prospettiva che si svincolerebbero, fuori dai cancelli ci sono già avvoltoi». Ovvero procuratori. Donadoni li vede anche attorno alla prima squadra. «Ci sentiamo come la carogna in mezzo al deserto, sarebbe brutto accorgersi che attorno ha solo avvoltoi e sciacalli. Sino alla data di scadenza, diamo la possibilità a chi voglia operare di fare qualcosa di positivo. Siamo sbigottiti dagli sviluppi societari, con Manenti».

Al tecnico sovviene un dubbio. «Probabilmente non è stata casuale l'esclusione dall'Europa league. Fossimo stati ammessi, gli organi competenti avrebbero messo il naso in questa situazione e a quel punto che le istituzioni italiane avrebbero dovuto dare risposte: chi ha il potere in mano, deve confrontarsi di più, con giocatori e allenatori. Così, invece, diventiamo veramente ridicoli agli occhi del mondo, nonostante la nostra tradizione». Ora il dg Leonardi è in ospedale, in Toscana, rimane imputato per quei 250 tesserati con il Parma. «Leggo di 1300-1400 giocatori transitati da qui, in questi anni, cifre fuori da ogni logica». Il dt Preiti resta spettatore della conferenza, è come se il Parma fosse dei giocatori e dell'allenatore. «Da 2-3 mesi - conclude Donadoni - ragioniamo da proprietari, senza avere peraltro le chiavi del club».

«Il calcio italiano si è reso ridicolo. Adesso ho capito perchè non siamo andati in Europa...». Serie A con 15' di ritardo

Blob Parma: dieci mesi di psicodramma tra balle e patron fantasma

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Quasi 10 mesi di promesse e illusioni, per il Parma, passato dall'Europa league conquistata sul campo e non disputata per il debito Irpef, a due scioperi di fila dei calciatori. Protagonisti il presidente Tommaso Ghirardi, l'ad Pietro Leonardi e poi i presidenti meteora: Doka, Giordano, Kodra e adesso Manenti.

19 maggio 2014. Leonardi: «Giocheremo l'Europa league al Tardini. Rendo onore a Torino e Verona per come si sono battute sino all'ultimo». Sarà poi il Torino a giocare in Europa.

21 maggio. Ghirardi a Radio Parma critica i tifosi: «Mi sono stufato di sentire tutti questi fenomeni che spiegano come va gestita la società: la gestiscano loro».

29 maggio. L'alta corte del Coni respinge il ricorso del Parma sull'esclusione dall'Europa. Ghirardi: «Forse sono riusciti a farmi abbandonare il mondo del calcio». In realtà resterà sino a novembre.

30 maggio. Ghirardi, accuse e lacrime: «Per un errore dello 0,60% ho perso quanto mi ero conquistato sul campo. Siete riusciti a farmi andare via dallo sport, dovete vergognarvi tutti. Con il calcio ho chiuso, me ne torno al mio paesello. Chi tra quelli che mi hanno giudicato ha mai fatto sport, ha mai messo un euro per fare sport?». Sperava di aggiustare un po' il bilancio disputando l'Europa league.

31 maggio. Lettera dei calciatori a Ghirardi: «Siamo pronti a ripartire ma abbiamo bisogno di lei, della sua passione, della sua onestà». A febbraio, poi, gli stessi lo giudicheranno il maggiore responsabile.

3 giugno. Leonardi: «Il Parma è sano e non è in svendita. 15mila abbonati potrebbero convincere Ghirardi a restare». L'ad nega il buco finanziario, per evitare di cedere a prezzo ribassato Parolo e Biabiany.

5 giugno. Il commercialista Luca Marotta analizza il bilancio del Parma per Teleducato : «Ghirardi si è impegnato a garantire la continuità aziendale sino al 31 dicembre». A novembre cederà a Taci perché la madre Gabriella Pasotti non vuole più buttare soldi nel calcio.

5 giugno. Teleducat o: «Perquisizioni alla Sts (azienda che garantisce i servizi allo stadio Tardini, ndr ) e a un'azienda di Ghirardi». Il Parma ovviamente minimizza.

22 luglio. Leonardi: «Mi hanno derubato e ho voglia di andarmi a riprendere l'Europa league». «Riprendiamola», diventerà lo slogan ma la squadra non uscirà mai dalla zona retrocessione.

1 settembre. A TvParma , Ghirardi: «Questo Parma è superiore, più forte rispetto alla scorsa stagione». A metà febbraio sarà virtualmente retrocesso.

12 settembre. Ghirardi resta presidente: «Non avrei regalato il club, ma non sono arrivati acquirenti. Rimango perché altrimenti il Parma sarebbe scomparso». Il 16 novembre pagherà solo la prima mensilità della stagione.

7 dicembre. Leonardi: «Il Parma ceduto a una cordata russo-cipriota. Vicepresidente sarà Fabio Giordano, già presentato ai giocatori». In realtà è passato all'albanese Taci.

16 dicembre. Comunicato del Parma: «Pietro Doka sarà il nuovo presidente». Il gioielliere albanese di Piacenza dapprima è «felicissimo», ma il giorno dopo frena: «Non sono ancora il presidente». Due giorni più tardi rinuncerà.

19 dicembre. L'avvocato romano Fabio Giordano presenta la nuova proprietà: «Dastrosa holding limited». Poi «Dastraso» (la forma corretta). Cambia ancora in «Dastroso». «Il gruppo ha un fatturato di 2mila miliardi. A febbraio o marzo i nuovi proprietari usciranno allo scoperto, per il momento ho un patto di riservatezza». La holding è stata creata ad hoc, a inizio novembre, e Taci non metterà un euro.

22 gennaio. Il presidente Kodra, 29 anni, a una tv albanese: «Balotelli è stato a un passo da noi. Cerchiamo un grande centravanti». E come poteva venire a giocare gratis?

6 febbraio. Il comunicato del Parma annuncia l'altro cambio di proprietà: «Manager di riferimento sarà Fiorenzo Alborghetti». Questi però in una settimana sparirà da Collecchio: «Resto alle cartiere Pigna».

11 febbraio. Alborghetti: «La documentazione è stata verificata dalla banca, il presidente Manenti non ha problemi economici». Ha solo una società in Slovenia, con sede in una casa privata e 7500 euro di capitale.

16 febbraio. Manenti: «C'è il numero di cro per gli stipendi, paghiamo con l'home banking per evitare penalizzazioni». Quattro giorni più tardi, i giocatori in banca scoprono che il codice è irregolare.

19 febbraio. Manenti: «Abbiamo un piano industriale da paura, i soldi ci sono». Lascia intendere di portare da Russia e Ucraina 50 milioni, non arriva nulla.

27 febbraio. Manenti incontra il sindaco Pizzarotti: «È andata bene. Gli investitori? Ho un patto di riservatezza». Il sindaco lo sbugiarda definitivamente: «Gli negheremo l'accesso allo stadio, ogni 2' si contraddice».

Dall'Europa conquistata sul campo al rischio fallimento: un club ucciso da promesse al vento e personaggi improbabili

Il presidente: «Scarico inaccettabile. Pronto a parlarne col governo»

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Mentre il Parma si avvia al fallimento, senza quasi speranze per l'udienza del 19 marzo, è caccia ai colpevoli. Perché questi 96 milioni di debiti (quasi 200, aspettando crediti che comunque non sono così certi) non si fabbricano in poche settimane. Ieri è intervenuto Giovanni Malagò a intimare che venga fatta luce: «Fuori i responsabili, o interverremo noi». Venerdì c'è l'assemblea di Lega, finita sul banco degli imputati assieme alla Figc, difficilmente però qualcuno farà il mea culpa e allora poi interverrà il Coni. «A quel punto - spiega il presidente - mi confronterò ufficialmente con il sottosegretario Delrio: se nessuno si assumerà le colpe, sarà responsabilità delle istituzioni individuarle, perché questo scarico è inaccettabile. Non sono ottimista per il salvataggio del Parma, il minimo è trovare una soluzione per salvare il calendario».

L'alta corte del Coni bocciò il ricorso dell'ex presidente Ghirardi per l'esclusione dall'Europa league. «A livello umano mi era dispiaciuto per chi aveva acquisito sul campo il diritto a giocarla. A maggio però l'ex ministro Frattini per 300mila euro di Irpef non pagata non riconobbe la licenza Uefa alla società, destando molto scalpore. Oggi merita i complimenti». Si cambierà anche l'accesso alla proprietà di un club, per impedire che un Manenti qualsiasi, pagando un euro, ci metta le mani e poi chieda soldi per farsi da parte. «In Inghilterra - conclude il presidente del Coni -, Cellino per iva evasa sull'acquisto di una barca a vela venne fatto dimettere dalla presidenza del Leeds che aveva appena acquistato».

Il presidente Tavecchio prende già le distanze: «Le delibere federali sulle procedure sono tutte approvate anche dal Coni. In Italia aziende falliscono tutti i giorni, le responsabilità sono in capo all'imprenditore e poi agli organi di controllo: la federazione interverrà in maniera drastica, nell'interesse che finisca il campionato. Come la Lega». A proposito, il presidente Beretta si chiama fuori: «Come la federazione, non abbiamo responsabilità: ci sono regole e organi che prevedono tempi di controllo, decisioni successive e sanzioni anche a stagione in corso. A fine giugno c'erano stati i controlli per l'iscrizione ai campionati, per la Covisoc era tutto in linea. Il 1° ottobre si evidenziò il problema su stipendi, tasse e contributi e poi scattarono le penalizzazioni».

Oggi il sindaco di Parma Pizzarotti incontrerà i giocatori e il presidente dell'Aic Tommasi, è orientato ad affidare lo stadio Tardini a una società esterna. Diversamente, il commercialista Galimberti, che segue il presidente Manenti, ha in mente di giocare a Reggio, ma è impossibile avere lo stadio già utilizzato da Sassuolo e Reggiana. Manenti, invece, promette di nuovo che oggi sarà il giorno buono per i soldi. Se lo Vorwerk-Folletto resta al fianco del Parma, si dichiara interessato a ripianare i debiti il romano Alessandro Nuccilli, imprenditore edile e delle pulizie con Multiservice e Tecnoedil 2000: «Mercoledì incontro Manenti». Anche l'ex presidente del Bologna Zanetti resta interessato.

A Parma saltano i vertici della Finanza

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Parma - «Cerco un centro di gravità, per… Manenti". La canzone di Franco Battiato fa davvero al caso del presidente crociato. Dalle 15 di ieri il presidente è tornato nuovamente al centro dell'attenzione presentandosi negli uffici di Collecchio per tre ore, con il commercialista Andrea Galimberti, mentre il Parma si allenava a buon ritmo. A un tratto Lucarelli urla «Giampietro, Giampietro, esci». Mai sentito un capitano irridere così il proprio presidente. Che tramite il sito della società fa sapere: «Se qualcuno è interessato ad acquistare il Parma, può rivolgersi a me o ai professionisti che lavorano per me. Il sindaco Pizzarotti non è il proprietario».

Insomma, il presidente è lui e vuole guadagnarci qualcosa, per lasciarlo. Oppure restare con qualche incarico, sempre che prima non fallisca. Il Comune era già andato incontro all'ex Ghirardi, dal 2011 evitava di fargli pagare l'affitto del Tardini, le imposte di pubblicità e i pullman della Tep, la municipalizzata. «Per un totale di un milione e 400mila euro - spiega l'assessore Ferretti -. Ora valutiamo azioni penali per il compartamento del club negli ultimi mesi».

Intanto cadono le prime teste, non sportive, per il crac del Parma: sono stati rimossi i vertici provinciali della Guardia di Finanza, il colonnello Petrucelli e il suo vice, nonchè capo della polizia tributaria, Albanese, entrambi sotto inchiesta per omissione di atti d'ufficio, per avere ritardato la partenza dell'inchiesta. Insomma, altri dettori della città risultano coinvolti in questa storia che ha dell'incredibile.

Pizzarotti intanto lavora per riaprire lo stadio di Parma, poichè la squadra rifiuterebbe di giocare al Garilli, offerto dal sindaco di Piacenza Dosi. Del resto aveva già detto no alle porte chiuse con l'Udinese. Il primo cittadino ducale ha incontrato Lucarelli, il vice Gobbi, Cassani e il presidente dell'Aic Tommasi, che aveva confessato un timore diffuso: «Non è così sicuro che vengano recuperate le gare del Parma con Udinese e Genoa». «Con l'Atalanta - spiega il sindaco -, si gioca al 50%». «Dipende da cosa esce dall'assemblea di Lega di venerdì», confermano i calciatori.

Mentre l'imprenditore romano Nuccilli rinuncia all'acquisto ("Troppe tensioni attorno al club"), un gruppo americano incontrerà presto il sindaco, puntando al fallimento pilotato: "Pagheremmo tutti gli stipendi", fa sapere tramite l'emissario italiano.

Comandante e vice avrebbero ritardato l'inchiesta sul crac. Manenti: "Il club non è del sindaco. Semmai lo vendo io"

Giampiero Manenti, presidente del Parma

Ghirardi nei guai: bancarotta fraudolenta

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Parma - Adesso qualcuno riprenderà a scherzare su Tommaso Ghirardi, indagato ufficialmente anche se non ancora avvisato. Anni fa, per due volte, se la prese molto quando venne definito «tondo imprenditore del tondino». Aveva l'abitudine di far scrivere o telefonare ai direttori dei giornali, quando leggeva critiche normali ma per lui fastidiose. O quando erano intervistati personaggi che non gli piacevano. Adesso l'ex presidente dovrà spiegare come ha creato la voragine milionaria nei conti, risponderà di bancarotta fraudolenta. Non è stato informato perché ancora non ha bisogno di un legale, lo sarà appena verrà effettuata una perquisizione, nella sua villa di Carpenedolo, oppure nella sua Leonessa, l'azienda della madre, Gabriella Pasotti, o magari quando servirà un sequestro preventivo di beni. Risponde per sms con un «crepi» al nostro «in bocca al lupo». Perché ne ha bisogno.

Il fascicolo di indagine non è più anonimo, probabilmente non lo era neppure due settimane fa, quando il procuratore Rustico non confermò né smentì la presenza di indagati. Ghirardi aveva creato un debito di 200 milioni lordi, se la vide brutta e tre mesi fa lasciò a Taci. All'albanese probabilmente non raccontò tutta la verità e allora il petroliere se la vide altrettanto brutta e non pagò i 10 milioni pattuiti. L'imprenditore bresciano gli farà causa, ma intanto deve giustificare i 18 milioni di debiti con l'erario, i 48 nei confronti delle banche, al di là dell'udienza fallimentare in tribunale prevista senza di lui, il 19. Gli indagati sono numerosi, magari con ruoli e imputazioni marginali, i nomi verranno diffusi nel tempo, è però inevitabile pensare all'ex ad Pietro Leonardi, retrocesso a direttore generale, da dicembre, e dimessosi due sere fa. «È ricoverato in una clinica toscana - ci confessava il dt Preiti, sabato alla conferenza stampa di Donadoni -, per ipertensione e forte stress». Magari con il timore di finire nei guai. Questo pensano i tifosi parmigiani.

Ghirardi era presidente dal 2007, sino al 2012 movimentava in media 81 tesserati a stagione, un numero ancora ragionevole, nelle ultime tre era passato a 325 per campionato, secondo la strategia proprio di Leonardi. Saranno setacciate plusvalenze e spese sospette, percentuali di stipendi legati a diritti di immagine gonfiati, incentivi all'esodo (ovvero ad accettare le cessioni) ritardati o magari non pagati. Il lavoro è infinito, per finanza e procura (che ha incontrato anche la direzione distrettuale antimafia perché non si escludono punti di contatto con altre inchieste). Lavoro infinito perché basti pensare a quei 1382 contratti movimentati dal Parma di Ghirardi: già sono saltati i vertici provinciali delle Fiamme Gialle, l'indagine penale passa al tenente colonnello Carlo Pasquali, ex comando di Bologna, e i magistrati Dal Monte, Amara e Ausiello verificheranno se fondi siano stati distratti dalle casse emiliane. Ieri, intanto, è andata deserta l'asta per la panchina e gli armadietti usati dai crociati al Tardini e per gli oggetti portati via da Collecchio. Da Napoli, infine, il presidente del Coni Malagò ribadisce che, con questo Parma, il campionato è quantomeno anomalo. Come la condotta di Ghirardi.

L'ex presidente indagato per i 200 milioni lordi di debito accumulati

Lega, Figc e Collecchio Tre blitz della Finanza

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E venne il giorno anche di Pietro Leonardi, indagato per concorso in bancarotta fraudolenta. Eravamo stati facili profeti, per questo romano di Monterotondo, diplomato al conservatorio e selfmademan . Come l'ex presidente Tommaso Ghirardi, non è stato avvisato dell'indagine. «Non mi risulta niente - racconta dalla clinica toscana dov'è ricoverato da due settimane, dopo lo stop di fine gennaio alla Città di Parma -, ma sono a disposizione della magistratura. Come vuoi che stia? Così così. Quando esco? Non aggiungo nulla».

E così anche l'ex amministratore delegato del Parma rischia la sbarra per il crac, da mago delle plusvalenze aveva mantenuto la squadra nella prima metà della classifica per tre stagioni di fila, con Donadoni, quest'anno il flop è stato assoluto. Iniziò nel '90 dalla serie D, salì le categorie (Savoia, Empoli, Reggiana, Udinese, con parentesi alla Cisco Roma) con dispotismo moggiano. «A Udine ancora mi fanno gli striscioni, ogni volta che torno», obiettava ogni volta che gli facevamo notare la rinuncia a Guidolin. Al Tardini, in coppa Italia con la Juve e nel recupero con il Chievo (neve, non sciopero) la curva era zeppa di «Leonardi vattene» che l'hanno intristito. Se Taci avesse iniziato a pagare sarebbe ancora al suo posto e nessuna indagine sarebbe stata aperta, la soluzione Manenti era dei disperati. Neanche quell'inaffidabile brianzolo-pistoiese ha un soldo e allora si era sentito male per la seconda volta. Sino a dimettersi. Per dedizione e idee, resta da Champions, ma per colmare il gap fra i crociati e le società più danarose esagerò nei tesseramenti, in quote diritti di immagine nei contratti e in incentivi all'esodo. Dovrà risponderne in tribunale, con Ghirardi, non solo di fronte all'opinione pubblica.

La scorsa settimana erano stati portati via i computer da Collecchio, il suo però non c'era. Magari se l'è portato in ospedale o a casa. Ieri mattina la Gdf è passata al centro sportivo per un'ispezione, sequestrando documenti. Una pattuglia era in borghese, la seconda con auto d'ordinanza è rimasta per mezz'ora, a controllare libri contabili e prelevare schedari, in presenza del presidente Manenti. In vista dell'udienza prefallimentare del 19, le fiamme gialle hanno pure sequestrato documenti nelle sedi della Figc, a Roma, della Lega di Serie A, a Milano (dove sono rimasti oltre tre ore), e poi in uno studio di consulenza del lavoro, a Parma.

Ieri, intanto, il procuratore ducale Rustico ha smentito che l'inchiesta vada a Bologna. «Rimane a Parma, nego collegamenti con la malavita - spiega -. Il nostro pool è andato a Bologna solo per una visita programmata». Si parla però di contatti fra le proprietà che si sono succedute e faccendieri attenzionati. In particolare Paolo Signifredi, già proprietario del Brescello, oggi fra i dilettanti, ex presidente del Carpi e pure ex gm del Catanzaro. Nel pomeriggio, sempre al campo fatto costruire dalla Parmalat, c'era uno spiegamento di forze rilevante. Inutile perché Lucarelli e Tavecchio si sono visti all'hotel Daytona e poi in municipio con il sindaco. Facente funzione di presidente.

Sequestrate carte nella sede della Lega di A, in Federcalcio e in casa Parma. Indagato per bancarotta l'ex dg Leonardi


Parma, riapre il calcio «Ma giocheremo gratis»

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CollecchioChissà, magari finisce che va in barca l'Atalanta, nonostante Reja abbia preso il posto di Colantuono, in questa stagione è successo spesso, certo al Parma parecchie volte. Oggi al Tardini suonerà l'Aida, come sempre, gli stewards saranno al loro posto, la ristorazione di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell'Inter, sarà in buona parte inutilizzata e allora gozzoviglieremo fra gli skybox. Saluteremo Pietro Doka, l'albanese presidente per un giorno, spaventato dall'assalto mediatico. Tutto com'era sino a Parma-Chievo (0-1), prima del doppio rinvio, ma senza le due figure chiave. Il box presidenziale è vuoto da 3 mesi, da quando Ghirardi ha lasciato 96 milioni di debiti, anzi 200 lordi, e adesso aspetta di essere interrogato. Ci mancherà anche l'altro peso massimo della dirigenza, Leonardi, con le sue lezioni di vita: «Se scrivi così, fai disinformazione. Non occuparti del Parma…». Adesso tutti i giornali picchiano forte, su plusvalenze e costi gonfiati, sull'escamotage dei diritti di immagine per giocatori sconosciuti, sugli incentivi all'esodo, sui 1400 movimentati negli 8 anni di Ghirardi. Record del mondo, un primato alla Bolt. Quei due sono scattati come la saetta giamaicana, resistono il dt Preìti e Donadoni. Del presidente Manenti meglio non parlare: il mister sospende il giudizio sull'ex collega (di terza categoria) sino all'udienza fallimentare. Qui lavorano tutti gratis, ma in pochi. I macchinoni però fanno bella mostra nel parcheggio, viene voglia di fotografarli. Ah, no, la privacy, la targa, niente. Il Dona replica anche a Macalli, pasionario di Lega Pro: «Chi ha la Ferrari va comunque pagato. Lavorando è normale guadagnare, anche prendersi 7 auto. Ai calciatori non le regala nessuno, ho avvertito molto qualunquismo, anche venerdì sera. I soldi non sono l'argomento chiave».

Lucarelli e compagni riprendeno a giocare gratis. Ci tengono a sottolinearlo. E il tecnico spiega: «Almeno sino al fallimento. Non è un'elemosina da accettare. Ancora non si è capito che non sono i 5, 10 e 15 milioni a condizionare la nostra volontà. La nostra vicenda deve portare benefici al calcio». Entra in scivolata: «Almeno tre quarti delle società di A sono indebitate di parecchi milioni, il tema va risolto, in 3-5 anni sistemiamo paletti non aggirabili. La nostra situazione è drammatica, non beneficiamo di niente e le penalizzazioni sono frustranti: penso alla Nocerina, talvolta si ha la sensazione di essere sotto ricatto». Donadoni non infierisce sugli indagati che lo vollero a Parma, 3 anni fa, perchè la bancarotta fraudolenta è seria. «Ciascuno non deve dare la colpa all'altro: il presidente (federale, Tavecchio, ndr) non obietti che un anno fa c'era un altro, non funziona così. Comunque abbiamo mosso più in due settimane che in anni». Non è stato tenero Lugaresi, da Cesena: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Magari lo cerco al telefono».

Donadoni: «Fino al fallimento non accetteremo elemosina Se uno ha la Ferrari va pagato lo stesso. Quanti club a rischio»

Manenti rifiuta mezzo milione per cedere il Parma

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Oggi il presidente del Parma Manenti dovrebbe presentare al tribunale il rientro dai 200 milioni di debiti, in attesa dell'udienza fallimentare di giovedì prossimo. Lavora per questo con un commercialista e l'appoggio saltuario di Alborghetti, manager di cartiere Pigna, al punto da avere indotto il dg Leonardi alle dimissioni. Poi dovrebbe pagare due mesi di stipendi, per ora non ha messo un euro, alimentando solo una curiosità mondiale.

Ieri ha risposto con un secco no alla vendita per mezzo milione la quota di Eventi Sportivi spa (proprietaria della maggioranza del club) ad Alessandro Proto, che in passato aveva messo nel mirino Torino e Reggiana (il manager milanese aveva patteggiato 3 anni e 10 mesi di pena e 4,5 milioni di multa dalla Consob, per false informazioni e manipolazione del mercato: annunciò un patto soci per l'acquisto del 2,8 per cento del Corriere, poi la scalata a Mediaset, a Fiat, a Tod's e all'Espresso). Si sono incontrati lunedì e Proto aveva già millantato di essere dietro la nuova proprietà del Parma. Intanto il comune emiliano presenta un esposto per truffa, a carico di ignoti.

Parma, agonia senza fine. Tolti altri 2 punti

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Parma - C'è il rischio che il Parma batta i record negativi di punti in serie A, perché ieri il tribunale federale nazionale gliene ha levati altri 2, dopo il punto di penalizzazione relativo al ritardato pagamento dell'Irpef, per la scorsa stagione. In classifica resta con 9 punti, contro i 12 conquistati dal Brescia nel '94-'95 (ma c'erano 18 squadre) e gli 11 del Lecce '93-'94 (senza i tre punti per vittoria). Arriverà poi un altro -3 per gli stipendi non pagati da Manenti. Per le inadempienze di novembre sono stati inibiti per 4 mesi l'ex presidente Tommaso Ghirardi e l'ex ad Pietro Leonardi.

A proposito, fra le tante operazioni singolari attuate da Ghirardi c'era la prassi di scambiare appartamenti con il prolungamento dei contratti. Gli stabili erano di proprietà di un'immobiliare che fa capo al padre Enrico Ghirardi, che li girava ai giocatori con il meccanismo "appartamento acquistato uguale contratto prolungato con il Parma". Insomma, per risparmiare sugli ingaggi più onerosi, la famiglia Ghirardi induceva alcuni creditori interni ad accontentarsi di un appartamento: sono tutti a Carpenedolo, in provincia di Brescia, dove abita la famiglia che era proprietaria della società crociata. Zaccardo oggi è al Milan, ma con quel meccanismo ne avrebbe ottenuti 7, uno è andato a Morrone, mentre il capitano Alessandro Lucarelli aveva declinato l'offerta. Al pari dell'ex portiere Pavarini, che appunto ha smentito di averne acquistato uno. La strategia era di due anni fa e all'epoca un appartamento era andato anche ai dirigenti Leonardi e Preiti. Ora tutti questi immobili sono stati rimessi in vendita e si cercano acquirenti: non c'è certamente la fila, visto che il paese lombardo non è zona di pregio.

Ieri c'è stata l'assemblea dei soci, come sempre interlocutoria, perché Manenti di fatto aspetta solo il fallimento e metterà soldi eventualmente dal prossimo giovedì, dopo l'udienza in tribunale. Roberto Giuli, presidente di Energy Ti group, è rimasto con il 10% e ha perso 4 milioni nella società crociata. «Non capisco lo scopo di questa agonia - racconta -. È inutile prendere in giro tutti, perché la situazione è drammatica. Mancano persino i soldi per comprare il caffè». Manenti ha parlato di una banca che metterebbe a disposizione 50 milioni. «Se i soldi ci fossero, dovrebbero già essere qui. C'è una perdita di 56 milioni, 7 in più rispetto a fine 2014. Il socio di maggioranza Manenti spera che il tribunale non dichiari il fallimento e poi presenterà il piano, ma non abbiamo garanzie».

Le avrebbe il discusso finanziere Alessandro Proto, che ci ha contattato per far sapere che lunedì rivedrà Manenti. «Che non si fidi di me - spiega - fa ridere, ha ricevuto l'offerta di mezzo milione e quel che sta facendo a Parma è totalmente fuori da ogni logica. Chiediamo un incontro al sindaco Pizzarotti, al presidente della Figc Tavecchio e al presidente di Lega Beretta».

Il club non aveva depositato gli attestati dei pagamenti ai tesserati. Il cda non ricapitalizza. Ghirardi prolungava i contratti cedendo... alloggi

Giampiero Manenti all'uscita dal Comune di Parma

Il capitano Lucarelli: «È tutto uno schifo»

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ParmaC'è anche il patron del Parma calcio Giampiero Manenti tra gli arrestati nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Roma. L'accusa per Manenti è di reimpiego di capitali illeciti. In particolare è emerso che Manenti, per reperire risorse per far fronte al deficit finanziario del Parma, si era messo in contatto con un membro del gruppo criminale per ottenere il trasferimento di 4,5 milioni di euro mascherati come sponsorizzazioni e merchandising, trasferimento poi non andato a buon fine.

Così la società emiliana rischia di chiudere in anticipo la stagione, anche se Lega e federazione tenteranno in tutti i modi di evitarlo. Ieri hanno stabilito le date dei due recuperi: Parma-Udinese mercoledì 8 aprile, Genoa-Parma mercoledì 15. Ma stamane, dalle 10,30, nel tribunale di Parma con l'udienza prefallimentare, sarà con ogni probabilità decretato il fallimento del club. Verrà nominato un curatore, potrebbe essere il commercialista Mauro Morelli. I 196 milioni di debito lordo (ma ci sono anche crediti) non lasciano molti spiragli.

All'udienza il Parma sarà rappresentato da due sindaci revisori dei conti, Osvaldo Riccobene ed Enrico Siciliano con i 5 milioni di paracadute economico messi a disposizione dal calcio italiano saranno gestiti dal curatore fallimentare. Oggi in tribunale ci sarà anche il capitano crociato Alessandro Lucarelli, con altri giocatori. «Ogni giorno - spiega - prendiamo bastonate in faccia come tifosi e città. Onestamente non ne possiamo più, è tutto uno schifo. Andiamo avanti per le persone che abbiamo dietro ma sta diventando una farsa». La gestione del Tardini passa direttamente al comune, tramite la partecipata ParmaInfrastrutture , la partita di domenica sera con il Torino è a rischio di rinvio. «Se viene dichiarato il fallimento si chiude bottega -ammette Lucarelli- se sarà aperto l'esercizio provvisorio vedremo chi pagherà lo stadio, al momento è tutto in alto mare». Il più amareggiato resta il team manager Sandro Melli: «Quello di Carpenedolo ci aveva portato Taci, quello di Monterotondo Manenti. Hanno fatto la lotta a chi trovava il peggio». Il riferimento è all'ex presidente Ghirardi e all'ex ad Leonardi.

Il Parma adesso è fallito ma il campionato è salvo

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Collecchio (Parma)- Il funerale va in scena qualche minuto prima delle 16, su internet. Il Parma sta giocando la partitella infrasettimanale con il Fidenza, su www.fallimentiparma.it arriva l'ufficialità, richiesta da quel che resta della dirigenza crociata. La società è fallita, viene però concesso l'esercizio provvisorio, voluto dal siciliano Osvaldo Riccobene, fra i sindaci revisori dei conti. Dunque fallisce il club delle 8 coppe in 10 anni, conquistate nell'era Tanzi fra il '92 e 2002. All'epoca l' estrema ratio venne evitata solo dall'abilità di Baraldi, che applicò la legge Marzano anche alla società calcistica, mentre il cavalier Calisto era in carcere. Ora è rinchiuso il presidente Manenti, almeno rinuncia a presenziare all'udienza fallimentare e non ostacola il procedimento. Il direttore finanziario Preti era stato svegliato alle 4,30, per aprire gli uffici di Collecchio e agevolare il suo arresto, ieri è stato sentito come persona informata sui fatti e ora proseguirà nella gestione.

Le 4 organizzazioni di tifosi emiliani avevano chiesto ai giocatori di scioperare, «perché all'Italia non interessa nulla del Parma, contano solo i diritti tv». Galloppa e compagni restano sul campo, hanno voglia di giocare anche se avanzano, complessivamente, la bellezza di 63 milioni e 39mila euro. «Salvo ulteriori e più approfonditi accertamenti», recita la sentenza del giudice Pietro Rogato. Che ha nominato due curatori, i commercialisti parmigiani Angelo Anedda ed Alberto Guiotto. «Ma ci sarebbe lavoro per molte più persone», osservano Preti e Riccobene. Guiotto, già curatore speciale per la Parmalat nella vicenda Lactalis, promette: «Faremo di tutto per giocare con il Torino e per vincere».

I debiti complessivi del Parma ammontano a 218 milioni, con un patrimonio netto negativo di 46 milioni e 696mila, secondo i dati dalla Gdf. Le fiamme gialle parlano di un debito sportivo di 74 milioni, dunque 11 oltre ai compensi dei calciatori, perciò lo stato di insolvenza «appare conclamato e irreversibile».

In 5 avevano chiesto il fallimento, compresi tre procuratori: il 72enne Bruno Carpeggiani avanza 206mila euro, Gianluca Marino 300mila, Giovanni Magnani 72mila. L'ex ds Antonino Imborgia aspetta 360mila euro e ora tenta di evitare che il Varese faccia la stessa fine, in B. A Parma si era dimesso a fine 2013: «Perché i ruoli di fatto erano stati azzerati dall'ad Leonardi e dal presidente Ghirardi». Quei nomi ritornano, sul web e per la strada. Sono indagati per bancarotta fraudolenta, i parmigiani vogliono vederli in galera, lo chiedono persino ai giornalisti per strada. Anche l'affarista milanese Alessandro Proto è stato dentro, per due mesi, e tramite tutti i media reclama una chance: ieri mattina ha spedito in tribunale l'avvocato Bignani, a vuoto perché l'udienza è durata appena 10'. Pure l'ex presidente del Frosinone Scaccia vorrebbe il Parma, ha subito contattato i curatori via fax: «Rappresento 12 noti imprenditori tutti con il casellario penale immacolato, vorremmo acquisire il titolo sportivo». Ecco, per ripartire dalla serie B andrebbero pagati tutti i calciatori, per questo nel comitato dei creditori è stato nominato anche il capitano Lucarelli. È impossibile versare tutti e 63 i milioni e allora la ripartenza sarà dalla serie D. Domenica sera con il Torino si dovrebbe giocare, si lavora per riaprire il Tardini, dalla sua macchina però Mirante tira il freno a mano: «Dobbiamo ancora parlarne con il curatore, non ci sono certezze. In questi mesi abbiamo fatto da cavia». Quei 5 milioni di paracadute stanziati dalla Lega sono contemplati anche nella sentenza («Dal fondo multe») e allora anche il presidente federale Tavecchio respira: «Il 26 voteremo il miglioramento delle garanzie per l'intero sistema. Sono state gettate le basi per l'auspicabile salvataggio della società». Salvataggio di due mesi, poi il Parma ripartirà dai dilettanti.

Manenti in carcere rinuncia. Buco di 218 milioni: concesso l'esercizio provvisorio Tavecchio: «Poste le basi del salvataggio». Per 2 mesi. Poi ripartirà dai dilettanti

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